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Imprenditore morto sul lavoro, Di Stasi (Univpm): «Promuovere la cultura della sicurezza, trasmettendo memoria delle cause degli infortuni»

Il professor Antonio Di Stasi dell'Università Politecnica delle Marche, sottolinea l'importanza di creare una cultura della sicurezza. Sulla tragedia intervengono Cgil, Cisl e Uil

Infortunio mortale Ancona

ANCONA – Per ridurre le morti sul lavoro «bisogna promuovere la cultura della sicurezza, trasmettendo la memoria delle cause degli infortuni». A dirlo è il professor Antonio Di Stasi, docente di Diritto del lavoro all’Università Politecnica delle Marche, commentando la morte di Andrea Monti, titolare dell’azienda quattro Separator con sede in via Fioretti ad Ancona.

L’imprenditore 53enne ieri mattina è precipitato dal tetto del capannone, sembra per il cedimento di un lucernaio in plexiglass. Sulla vicenda la polizia sta conducendo degli accertamenti per appurare l’esatta dinamica dell’accaduto. La tragedia crea sgomento e riaccende i riflettori sull’importanza della sicurezza e della prevenzione.

«I dati statistici – spiega il docente e avvocato anconetano – ci mostrano che gli infortuni si verificano soprattutto tra lavoratori giovani o che svolgono da poco tempo un lavoro, questo evidentemente perché non hanno una sufficiente conoscenza dei rischi del luogo di lavoro in cui si trovano. Quello che è accaduto in un’azienda può verificarsi anche in un’altra, per questo occorre trasmettere la conoscenza del rischio non solo attraverso la comunicazione e il ricordo del più anziano, ma attraverso un’opera di trasmissione delle cause che hanno portato agli infortuni».

Il professor Antonio Di Stasi dell’Univpm

Il professor Di Stasi rimarca «non è la prima volta che un lucernaio o un tetto cedono: l’infortunio per caduta dall’alto è uno tra i più frequenti statisticamente e riguarda tutti, dal lavoratore dipendente all’imprenditore che opera in azienda». Da qui l’importanza di fare cultura della sicurezza e «raccontare perché si è verificato un certo infortunio e quali conseguenze ha avuto non tenere certe precauzioni. Ai miei studenti – dice – quando spiego la normativa prevenzionistica racconto sempre casi concreti che ho avuto modo di seguire e faccio un’analisi economica del mancato rispetto delle normative».

L’avvocato e docente osserva che «c’è una totale sproporzione tra il denaro risparmiato per non attivare una sicurezza e il costo che l’imprenditore dovrà sostenere a causa dell’infortunio mortale: un costo superiore al milione, mentre spesso una misura di sicurezza può aggirarsi tra i mille e i 2mila euro, a volte anche meno. Un investimento, quello in sicurezza, che evita danni enormemente maggiori e incomparabili».

Attualmente in Italia, ricorda, si verificano una media di tre – quattro morti sul lavoro al giorno, mentre «in Germania, paese che ha un numero di lavoratori comparabile a quello italiano il numero degli infortuni mortali è nettamente inferiore al nostro, questo dimostra che nel nostro paese c’è un problema e lo individuo nella mancanza della cultura del lavoro e nei rapporti precari: i giovani – conclude – lavorando per poco tempo in un posto di lavoro non riescono a comprendere il rischio connesso ad una lavorazione».

«Siamo arrabbiati per questa ennesima tragedia sul lavoro – dice Claudia Mazzucchelli, segretaria generale Uil Marche – la sicurezza è un tema che riguarda tutti, sia i lavoratori dipendenti che i datori di lavoro e non va vista come un aggravio nelle procedure di lavoro». Secondo la sindacalista «nelle imprese e nei luoghi di lavoro serve una maggiore cultura della sicurezza. È da tempo che chiediamo, sia a livello nazionale che regionale, di investire in prevenzione e di intensificare i controlli nei luoghi di lavoro, ma non vediamo mai risorse stanziate a questo scopo. Ogni volta che si verifica una morte sul lavoro c’è sempre il cordoglio del giorno dopo, ma mai che si intervenga per attuare la necessaria prevenzione».

Sulla questione interviene anche il segretario generale della Cgil Marche Giuseppe Santarelli che ribadisce l’importanza degli investimenti in sicurezza e dei controlli. «Una tragedia che colpisce e fa riflettere» conclude.

Il segretario generale della Cisl Marche, Sauro Rossi, esprimendo il «cordoglio ai famigliari della vittima» parla di «stillicidio di morti sul lavoro che non trova giustificazioni. Servono misure più incisive per evitare tragedie come questa, serve una maggiore attenzione alla sicurezza quando si programma un lavoro – aggiunge – ed è dimostrato che quando vengono applicare tutte le misure di sicurezza non solo non si frena la produttività, ma si lavora con maggiore efficienza».

È su queste basi che bisogna ripartire, aggiunge Rossi, «la sicurezza è sempre un investimento». Riallacciandosi anche alla morte del marittimo avvenuta nei giorni scorsi dopo lo scoppio su una imbarcazione a Senigallia, puntualizza, «anche se il numero degli infortuni e delle morti sul lavoro nella regione e nel paese è in lieve calo, stiamo inanellando numeri non accettabili. La situazione sicurezza va attenzionata, e le misure di prevenzione vanno rafforzate, specie in alcuni settori produttivi, ma abbiamo comunque tutti gli elementi per lavorare in sicurezza».

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