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Impatto Coronavirus sulle Marche, Ceriscioli: «Danno del 15-20% sul Pil regionale»

Il presidente della Regione ha fatto il punto sulla situazione economica e sanitaria marchigiana, lamentando ritardo nelle risposte da parte del Governo. «Le linee guida per la riapertura dovevano essere date già da due settimane»

Il presidente regionale Luca Ceriscioli

ANCONA – Il danno economico del lockdown per l’economia delle Marche è nell’ordine del «15-20% del Pil regionale, parliamo di miliardi di euro». Lo ha dichiarato il presidente regionale Luca Ceriscioli, nel corso di una intervista rilasciata questa mattina su Sky Tg24 in merito all’emergenza Coronavirus. 
Nel ribadire che le imprese «devono ripartire» perché sono «il motore della nostra regione e sono il motore del paese», Ceriscioli ha evidenziato però che per la ripresa le aziende «hanno bisogno di benzina, ossia di liquidità ed è quindi necessario che tutto il sistema sia orientato verso questo obiettivo».

Ceriscioli a Sky Tg 24

Insomma, banche e istituzioni, Regione e Stato, secondo il presidente regionale devono rendersi conto che «questa iniezione di risorse a favore del proprio motore è essenziale. Senza una economia che tira e senza imprese che possono ripartire difficilmente i fondamentali troveranno un equilibrio». Una iniezione di liquidità che deve arrivare al più presto alle imprese. «Abbiamo visto alcuni atteggiamenti delle banche che vorrebbero utilizzare il Decreto Liquidità per coprire vecchie situazioni, sono scelte e orientamenti sbagliati – osserva -. È inutile provare a salvare un pezzo del proprio bilancio dal punto di vista bancario perché non è un salva banche, ma è un salva imprese».

Ceriscioli nel corso dell’intervista ha sottolineato il «costante ritardo del Governo nel dare le risposte» prendendo ad esempio il fatto che le linee guida per la riapertura «dovevano essere date già da due settimane». Insomma una mancanza di tempismo, quella evidenziata dal governatore che rischia di creare scarsa coordinazione fra Stato e Regioni.

«Chiedo al Governo di avere dei tempi compatibili con i problemi, tempi compatibili con quello che ci chiedono le imprese, tempi compatibili con quello che ci chiedono i cittadini e con quello che ci chiede l’emergenza – ha dichiarato -. Andare fuori tempo oggi non è consentito e se uno ha uno spazio di autonomia chiaramente lo utilizza».

«Ogni risposta è sempre arrivata molto dopo rispetto a quando serviva», spiega prendendo ad esempio il caso dei test sierologici per i quali «due settimane fa si annunciavano linee guida imminenti e a due settimane di distanza non abbiamo linee generali sui test. Questo ci costringe ognuno ad agire per conto proprio che non è l’ideale ma è molto meglio che non fare nulla».

Sul fronte delle polemiche sanitarie relative alla maxi terapia intensiva all’Ente Fiera di Civitanova Marche, invece Ceriscioli ha difeso la bontà della scelta, ribadendo che «il Ministro della Salute ha indicato la necessità di individuare Covid hospital in tutte le regioni per chiudere la coda del contagio e far tornare gli ospedali alla normalità». Una struttura che, secondo Ceriscioli, potrà essere cruciale anche nel caso di una nuova recrudescenza del virus «a fine autunno-inverno». Nell’ipotesi, avere «una struttura dedicata, specializzata e che impegna meno medici in rapporto ai pazienti che può gestire, diventa una cosa essenziale da avere a disposizione».

Inoltre, ha sottolineato che al termine dell’emergenza, la maxi terapia, resterà a disposizione della Regione, trattandosi di «una struttura modulare, smontabile, che ci permetterà di essere utilizzata, anche se penso che almeno per un anno bisognerà tenerla operativa, ma poi potrà essere  ricollocata e riutilizzata anche in uno spazio definitivo». Insomma per Ceriscioli l’obiettivo è quello di arrivare ad «avere nella nostra regione strutture flessibili pronte per qualunque emergenza».

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