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Ilaria Cucchi a Senigallia: «Mio fratello morto di indifferenza»

Presentato a Senigallia il film "Sulla mia pelle", sull'ultima settimana di vita di Stefano Cucchi. In sala la sorella e il legale Fabio Anselmo

Ilaria Cucchi e Fabio Anselmo
Ilaria Cucchi e Fabio Anselmo

SENIGALLIA – «È questo un film che mi restituisce, che ci restituisce mio fratello, morto di indifferenza. È un film duro, che racconta la nostra verità, ma che deve far riflettere tutti noi sul tipo di mondo in cui viviamo». Sono le parole della sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, presente al cinema Gabbiano di Senigallia assieme al legale della famiglia Fabio Anselmo per introdurre la proiezione del filmSulla mia pelle”.

La pellicola, presentata alla 75ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, racconta l’ultima settimana di vita di Stefano Cucchi, un giovane geometra romano, la cui morte – avvenuta all’alba del 22 ottobre 2009, mentre si trovava in custodia cautelare a Regina Coeli – divenne un caso di cronaca nera e giudiziaria che ha aperto un notevole dibattito sociale e politico. Nel solo 2009 i decessi in carcere furono 176, praticamente uno ogni due giorni.

«Il film ci dà un’immagine piena di Stefano, non gli concede nulla, è forte ma proprio per questo è vero – commenta Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi – . Ci restituisce la centralità della persona, dell’essere umano, ci fa capire che dietro a tutti i casi ci sono persone. Il problema qui non è politico, perché siamo noi che legittimiamo le scelte, siamo noi che accettiamo in nome della sicurezza quella compressione sempre più forte dei nostri diritti umani. E sbaglia chi pensa che a lui queste cose non possono accadere».

L’iniziativa al cinema Gabbiano, promossa assieme allo spazio autogestito Arvultùra, è stata introdotta da Nicola Mancini. «È importante essere qui in tanti – ha spiegato l’attivista – perché è giusto che tutte le morti abbiano memoria pubblica, comprese quelle che vengono definite “di ordine pubblico”, quindi anche quella di Stefano Cucchi. Rischiamo che le tensioni sociali e i problemi politici vengano risolti con la frase “se l’è cercata“, un leit motiv che stiamo sentendo troppo spesso».

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