Attualità

Il labirinto del silenzio

L’Università di Jesi celebra il 27 gennaio la Giornata della Memoria attraverso un pomeriggio di riflessioni e studi dedicato all’olocausto, aperto a tutta la cittadinanza

L'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz in Polonia (foto acquisita da Wikipedia, autore: Tulio Bertorini)

JESI – L’Università di Jesi celebra la Giornata della Memoria attraverso un pomeriggio di studi dedicato all’olocausto, aperto agli studenti universitari, agli alunni delle scuole superiori ma anche a tutti i cittadini interessati. L’iniziativa, organizzata dall’Università di Macerata, dalla Fondazione Angelo Colocci e dal comune di Jesi presso la sala convegni di via Angeloni 3, si aprirà alle ore 14,30 del 27 gennaio con la proiezione del film “Il labirinto del silenzio” e proseguirà, alle 16,30 con la conferenza dibattito sul tema “La criminalizzazione del negazionismo nell’ottica del diritto internazionale”. La relatrice, Laura Salvadego dell’Università di Macerata, ne discuterà con Andrea Caligiuri e Roberto Acquaroli, docenti presso il corso di laurea di Scienze Giuridiche Applicate che ha sede proprio a Jesi.

«La Giornata della Memoria – sottolinea il prof. Guido Canavesi, Presidente dei corsi universitari jesini – è ormai un patrimonio culturale delle cittadine e dei cittadini italiani. Il ricordo dell’olocausto, cioè dello sterminio degli ebrei nei campi di concentramento da parte del regime nazista, è l’occasione sia per riflettere sugli orrori di anni che hanno segnato la storia dell’umanità, sia per rafforzare quei principi e valori su cui si fondano lo Stato democratico e le nostre comunità davanti al rischio, sempre incombente, di nuove forme di violenza e discriminazione».

«D’altra parte – aggiunge il professor Acquaroli – il tema dell’olocausto continua a ravvivare il dibattito culturale, di fronte a taluni tentativi, per fortuna fortemente minoritari nel mondo della cultura, di svilirne il drammatico significato, se non addirittura di negarne l’esistenza. Questo atteggiamento, che prende il nome di negazionismo, suscita in tutta Europa un forte allarme e un interrogativo: se sia cioè lecito poter avvalersi della libertà di pensiero per sostenere un argomento così odioso – come, per l’appunto, la negazione dell’olocausto – o se invece anche la libertà di pensiero e di ricerca conosca un limite, con la conseguente introduzione di un reato che reprima tali affermazioni, in quanto lesive della memoria delle vittime dell’olocausto e dei loro discendenti».

Il Presidente della Fondazione Colocci, Gabriele Fava, a nome di tutti i soggetti coinvolti in questo particolare appuntamento, si dice «fortemente orgoglioso di ospitare ogni anno questa importante iniziativa, perché ha l’obiettivo di sensibilizzare tutti, in particolare i soggetti più giovani, verso gli accadimenti storici avvenuti affinché non vengano mai dimenticati».