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Il futuro oggi. L’esperienza del Comitato della Croce Rossa dei Sibillini

Settimana della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. L'intervista a Valeria Corbelli, presidente del Comitato locale che coinvolge 150 volontari e che opera nei Comuni di Comunanza, Amandola, Montemonaco, Montefortino. Andare oltre il terremoto: questa la sfida

Oggi è l’ultimo giorno della Settimana della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Nelle Marche diverse le iniziative messe in campo, molti i Comuni che hanno accolto la proposta dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) di esporre da balconi o finestre la bandiera dell’organizzazione internazionale che ha, lungo lo Stivale, 670 comitati e oltre 156mila volontari. Una settimana che ha ricordato nell’8 maggio l’anniversario della nascita del fondatore Henry Dunant più di 150 anni fa. Un simbolo universale che raccoglie oggi più di 160 milioni di persone in 190 paesi. Tra i comitati italiani, attivo sia sul territorio nazionale sia oltre i confini, nelle terre dell’ex Jugoslavia, quello dei Sibillini che pur messo a dura prova dallo sciame sismico guarda avanti e prova a progettare il futuro in un’ottica di convivenza con il terremoto. «Il sisma ci ha messo in difficoltà, certo, – racconta Valeria Corbelli dal 2008 alla guida del gruppo locale -. Ma la difficoltà è stata anche il punto di partenza per capire come migliorare il nostro servizio e la nostra risposta sul territorio». Da qui l’esigenza e l’obiettivo: creare una nuova sede con un’attrezzatura adeguata per il presente e per il futuro, in una terra che trema e che continuerà a tremare. «Abbiamo volontari che hanno avuto case lesionate o familiari coinvolti in prima persona negli effetti del terremoto. Ma non ci hanno abbandonato. Anzi. La risposta di tutti noi è rimasta sempre quella, seppur portata avanti con dei disagio. Quelli emotivi, psicologici – continua Corbelli – i più importanti direi: fondamentale in questo il lavoro e il supporto dello psicologo». In prima linea il Comitato ha partecipato anche alla preparazione dei centri di accoglienza come quello di Force ed è stato di supporto al Comitato di Ascoli Piceno ad Arquata del Tronto.

Il Comitato dei Sibillini della Croce Rossa, che nasce ufficialmente nel 2008 anche se dal 2000 era sul campo insieme a quello di Ascoli Piceno, ha la sua sede a Comunanza. Centocinquanta i volontari, un centinaio quelli attivi. Diciotto i Comuni sull’area in cui opera, al confine tra la provincia di Ascoli e quella Fermana, tra cui Amandola, Monte Fortino, Force e Monte Monaco. La sede del Comitato non ha risentito molto del terremoto, tutto intorno però sì. Subito dopo il sisma è stato anche attivato un magazzino con scorte alimentari e capi di abbigliamento per venire incontro alle persone in difficoltà. Seicento le famiglie che hanno bussato alla struttura. Insomma, le cose sono cambiate per chi ogni giorno indossa la divisa con la Croce Rossa e si adopera soprattutto nel sanitario, fornendo una copertura per l’emergenza (attiva una postazione h12, come si dice in gergo) e il servizio di trasporto anche per chi ha bisogno della dialisi. Prima l’ospedale di riferimento era Amandola, pochi minuti di viaggio da Comunanza. Poi il terremoto. Ora si va ad Ascoli Piceno o Fermo. Le distanze si allungano e i tempi pure: cambiando la geografia di riferimento si è dovuto fare i conti una una nuova riorganizzazione del lavoro e dei turni all’interno del gruppo. «Occorre più tempo per l’andata e il ritorno, è vero. Ma nonostante questi disagi nessuno di noi ha abbandonato il Comitato. Anzi, proprio in un’ottica rivolta al futuro ci siamo dati da fare organizzando un primo corso di formazione base a cui hanno partecipato una quarantina di persone. Ne seguirà un’altro sulla preparazione sanitaria». Così oggi si pensa già a domani.

 

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