Attualità

I murales dei giovani rifugiati

Presentato il progetto promosso dal Gus e fatto proprio dall'Amministrazione comunale. L'artista, Valerio Giacone, guiderà al centro di aggregazione giovanile quindici ragazzi

FABRIANO – «Viviamo la vita come un susseguirsi di partenze, di ritorni, di trasformazioni. Un viaggio fatto di separazioni e incontri, unioni e dipartite, ferite e nuovi abbracci. La partenza è morte a cui seguirà una nuova nascita». Partendo da queste considerazioni a Fabriano è stato presentato il percorso esperienziale, articolato in dieci incontri, che coinvolgerà 15 ragazzi, richiedenti asilo politico, ospiti del Progetto “Emergenza Prefettura Ancona” e residenti in città. Un progetto che porterà alla creazione di varie opere murales in diversi punti di Fabriano. I laboratori, condotti dall’artista Valerio Giacone, avranno inizio il giorno 1 febbraio e si terranno presso il Cag – Centro di Aggregazione Giovanile – di Fabriano. I murales verranno inaugurati in occasione della giornata mondiale del rifugiato, il 20 giugno 2017.

Cinque mesi per esprimersi e dialogare attraverso il gioco e il piacere di fare arte. Con la possibilità di trasformare un vissuto, comunicare un’emozione o un pensiero e di creare bellezza fruibile a tutti. Il tessuto cromatico diviene così lo specchio di un tessuto sociale di riferimento: un tessuto che, se accogliente, può in parte lenire le sofferenze vissute dai giovanissimi che arrivano nel nostro Paese e facilitare la loro integrazione all’interno di una nuova comunità. «Se la partenza significa separazione, allora lavorare insieme su un progetto comune e condiviso può voler dire nuova unione. E allora….partiamo!».

Il progetto è stato presentato da Gus «ed è stato subito accolto favorevolmente dall’Amministrazione comunale. Si è già individuato il muro di una casa privata, ma non è detto che non si individuino ulteriori spazi», le parole dell’assessore alla Cultura, Barbara Pallucca. «Vogliamo lavorare sulla partenza, il partire come separazione, una ferita, un trauma. L’arte come strumento cicatrizzante. Sarà un work in progress. Grazie al Gus e al Comune per questa iniziativa che rappresenta un segno di accoglienza e tolleranza», ha evidenziato Valerio Giacone.

«Come Gus stiamo gestendo 11 progetti sul territorio nazionale. Spesso l’accoglienza si ferma solo a meccanicismi, invece si dovrebbero seguire anche forme di avvicinamento. Questo progetto mi è piaciuto proprio per questo ed anche perché si sa che c’è un inizio, ma non si sa dove si arriverà», le parole del Responsabile prima accoglienza del Gus, Paolo Perogio.

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