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Holding della droga in Val Musone: fermati capo e corriere a Jesi e a Modena

La struttura malavitosa intendeva espandere i propri affari, con la complicità di “referenti” di zona che operavano non solo tra le province di Ancona e Macerata, ma stavano imbastendo una vasta rete, per la “conquista” di altri territori marchigiani come San Benedetto e riviera del Conero. A dirigere le operazioni i carabinieri della Compagnia di Osimo

Compagnia Carabinieri di Osimo. A sx il Capitano Raffaele Conforti

OSIMO – Dopo la scoperta del quadrilatero della droga: Filottrano – Appignano – Montefano – Recanati e gli arresti effettuati in data 30 aprile scorso, sono stati individuati e arrestati il capo e il corriere di una vera e propria holding specializzata nel traffico e commercio di sostanze stupefacenti. Arrestati in flagranza di reato il capo dell’organizzazione, a Jesi, e il corriere al casello di Modena. La droga immessa sul mercato avrebbe avuto un valore di un milione di euro. 

«Abbiamo stroncato l’espansione di un gruppo che voleva inondare di cocaina le Marche. Tutta la sostanza stupefacente rinvenuta se immessa sul mercato avrebbe fruttato un milione di euro», spiega Raffaele Conforti, capitano di Compagnia di Osimo.

Una struttura che progettava di espandersi in tutta la Val Musone, da Osimo a Numana, ampliando il mercato illegale al dettaglio della cocaina lungo tutta la Riviera del Conero, in Porto Recanati fino a raggiungere il Civitanovese, Fermo e la Riviera delle Palme di Grottammare e San Benedetto del Tronto, “reclutando” i pusher locali “referenti” di zona, con proventi illeciti mensili da un milione di euro, profitto dello smercio illegale di cocaina.

«Avevano creato una fitta rete – dicono le forze dell’ordine -, una compagnia d’affari per il commercio illegale dello spaccio e la diffusione di ogni tipo di droga, in prevalenza “cocaina”, in cui i pusher “arruolati” erano corresponsabili della propria zona assegnata e di tutte le attività illegali connesse allo spaccio, mantenendo un tenore di vita al di sopra delle reali possibilità economiche».

«C’è ancora il massimo riserbo sulle indagini di P.G. che continuano in modo serrato nell’identificazione di tutti gli spacciatori del quadrilatero della droga e delle ulteriori zone in cui il gruppo malavitoso intendeva espandere i propri affari, con la complicità di “referenti” di zona, che operavano non solo tra le province di Ancona e Macerata, ma che stavano imbastendo una vasta rete, per la “conquista” di altri territori marchigiani, considerati “appetibili” per lo spaccio illegale di stupefacenti», spiegano i militari. Si tratta in prevalenza di “cocaina”, proveniente dall’Olanda. Questo l’itinerario principale: Rotterdam – Modena – Ravenna – Filottrano – Osimo – Recanati – Numana – Porto Recanati – Civitanova Marche – Fermo – San Benedetto del Tronto.

A dirigere le operazioni i carabinieri della Compagnia di Osimo sotto il comando ed il coordinamento del Cap. Raffaele Conforti ed il Nucleo Operativo Radiomobile diretto dal Luogotenente Luciano Almiento. Dopo controlli e pedinamenti i due trafficanti sono stati sorpresi, bloccati e ammanettati in flagranza di reato proprio nelle città di Modena e Jesi (An). Il corriere è stato bloccato al casello di Modena di ritorno dall’Olanda con un due panetti di droga: 2,5 kg di “cocaina” grezza in cristalli, che doveva essere tagliata nell’abitazione privata del corriere a Maranello (Mo), ed inondare il florido mercato al dettaglio delle Marche. La sostanza stupefacente aveva un valore di 400mila euro circa.

Contemporaneamente, grazie ad una intercettazione, veniva individuato e arrestato in Jesi (AN), il capo della banda che si era rifugiato a casa della figlia. Si tratta di un albanese H.Z. 47enne, senza fissa dimora in Italia, coniugato, nullafacente, pluripregiudicato, in regola con permesso di soggiorno.

Costui, rintracciato in mattinata a Jesi (An) in via Erbarella, mentre circolava a bordo di una Fiat Punto, veniva bloccato e fatto scendere dall’auto, è stato ammanettato in strada.

Entrambi identificati e al termine delle formalità di rito, del fotosegnalamento e rilievi dattiloscopici, venivano reclusi presso le Case Circondariali di Modena e di Ancona – Montacuto.

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