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Gli artigiani contro la Tari

Partita ieri sera da Osimo la stagione congressuale di Cna Ancona. Al centro della discussione aperta al pubblico la tassa sui rifiuti e il costo generale del loro ciclo nella provincia di Ancona, pari a 60 milioni di euro all'anno

I protagonisti sul palco: da sinistra Sorrentino e Tiranti della Cna, Mangialardi dell'Anci e Santini Cna. In piedi Carpentieri - Cna.

OSIMO – Secondo il Centro Studi Cna Nazionale ammonta a oltre un miliardo di euro all’anno la quota che le imprese italiane pagano su rifiuti già avviati allo smaltimento. Questo avviene per l’associazione degli artigiani a causa di una diffusa applicazione illegittima della Tari, il tributo destinato a coprire le spese sostenute dalle amministrazioni municipali per il servizio pubblico di raccolta dei rifiuti. «Un tributo – dicono – trasformato in un bancomat per i Comuni che il sistema produttivo è costretto ad alimentare».

Dura la denuncia della Cna: «La Tari è una tassa iniqua e illegittima. Le imprese artigiane pagano già a norma di legge lo smaltimento di tutto quanto producono subendo il divieto assoluto di conferire in discarica ma poi sono costrette a versare anche la quota comunale di Tari. Pagando, quindi, due volte lo stesso servizio».

Con questo tema la Cna Provinciale di Ancona, ieri sera, assieme all’Anci Marche, al teatrino Campana di Osimo, in un incontro pubblico ha aperto la sua stagione congressuale.

Sono intervenuti il sindaco di Osimo Simone Pugnaloni, il presidente provinciale Cna Marco Tiranti, il responsabile area sindacale Cna provinciale Marzio Sorrentino, il responsabile nazionale politiche fiscali Cna Claudio Carpentieri, il presidente Anci Marche Maurizio Mangialardi e il direttore provinciale Cna Massimiliano Santini. Dal pubblico apprezzati gli interventi del vicesindaco di Ancona Sediari, del presidente della Provincia Serrani e dell’assessore all’Ambiente del Comune di Osimo Glorio.

Secondo una stima della Cna, il costo generale del ciclo dei rifiuti nella provincia di Ancona è di circa 60 milioni di euro all’anno: il 70 per cento assorbito dall’attività di raccolta e trasporto (di cui il costo del personale ammonta a circa 30 milioni) e il restante 30 dal trattamento. Per ridurre il peso della tassa rifiuti, a parere della Cna, è necessario diminuire i costi del servizio.

«Si può ormai parlare di una piena consapevolezza di come l’unica strada percorribile sia quella del recupero e riciclo – afferma il responsabile sindacale Cna Marzio Sorrentino -. Occorre però ora procedere al più presto a una riorganizzazione del servizio, di cui si parla da tempo, semplificando a razionalizzando: le amministrazioni locali devono finalmente decidersi e andare verso la costituzione di una sola società pubblica che gestisca l’intero ciclo dei rifiuti provinciale per guadagnare in efficienza e ridurre i costi. Stimiamo che possa così essere risparmiata una parte importante da subito sui costi generali che ammontano a circa sei milioni e mezzo di euro all’anno. Sappiamo che tale processo è avviato ma i tempi sono troppo lunghi e questo non è più tollerabile».

Inoltre la tassa rifiuti non è omogenea tra Comuni esistendo una forte differenziazione delle tariffe: «Bisogna passare – aggiunge Sorrentino – dalla tassa alla tariffa puntuale: chi produce più rifiuti paga di più e per ridurre ulteriormente i costi del servizio, occorre anche dotarsi di nuovi impianti di compostaggio e di valorizzazione dei rifiuti che possono, come noto, diventare materia prima e quindi generare ricavi attraverso la vendita».

Cna chiede ancora una volta con forza che il Ministero emani un decreto, previsto dal codice ambientale e atteso da anni, per determinare i criteri per l’assimilazione dei rifiuti delle imprese a quelli delle famiglie.

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