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Giornata mondiale dell’insegnante, maestro di scuola e di vita: il suo ruolo ieri e oggi

Abbiamo chiesto a due professori con oltre 30 anni di servizio di raccontarci il mondo della scuola. Ecco le parole dei prof Manuela De Angelis e Armando Nanni

insegnante

ANCONA – Come è cambiata la scuola? E gli alunni? Quale compito hanno i docenti? Oggi, 5 ottobre, in occasione della Giornata mondiale dell’insegnante istituita dalle Nazioni Unite nel 1994, abbiamo chiesto a due professori con oltre 30 anni di servizio di raccontarci il mondo della scuola: la professoressa Manuela De Angelis, insegnante di inglese al Liceo Scientifico Galilei di Ancona, e il professor Armando Nanni, insegnante di educazione fisica all’IIS Vanvitelli Stracca Angelini di Ancona.

Materie scolastiche ma non solo, che cosa insegnano i docenti ai ragazzi?
«Insegniamo ai nostri studenti come stare al mondo, come socializzare, come comportarsi con gli altri. Insegniamo loro ad affrontare e a risolvere i problemi, insomma a vivere – afferma la prof De Angelis -. Per raggiungere gli obiettivi scolastici, i ragazzi hanno bisogno di nozioni ma anche di essere messi alla prova».

«Da sempre le due aree dell’insegnamento sono quelle della formazione professionale-scientifica e quella della formazione umana – dichiara il prof Nanni -. Insegno da 35 anni, ho iniziato in un Istituto tecnico, poi sono stato in un Istituto professionale per 10 anni. Lì il ruolo dell’istruzione era messo in secondo piano a favore di una componente relazionale educativa. Come è facile immaginare è un tipo di scuola che raccoglie spesso un’utenza difficile: ragazzi ripetenti, disagiati, con disabilità, immigrati e con famiglie problematiche. Se ricostruite, la funzione normativa e quella affettiva possono fare miracoli. Quando ho insegnato allo Scientifico ho trovato invece un’utenza completamente diversa; al liceo viene privilegiata l’istruzione. Da dieci anni sono IIS Vanvitelli Stracca Angelini».

Dopo tanti anni di insegnamento che cosa ha visto cambiare nella scuola?
«Da quando ho iniziato sono cambiate molte cose. Il digitale è stato davvero una rivoluzione; inoltre, in questi anni ho visto una maggiore apertura verso l’Europa. Lo scambio con le scuole europee è cresciuto molto e questo è importantissimo. Gli studenti escono dalla loro comfort zone, devono adattarsi e interagire in una lingua che non è la loro. Ora ovviamente è tutto fermo a causa del Covid» spiega la prof Manuela De Angelis. 

«È cambiato il clima culturale della scuola e dei ragazzi. Oggi gli alunni hanno meno aspettative e poca motivazione. Ad esempio, una volta chi frequentava un Istituto tecnico sapeva che sarebbe andato subito a lavorare, oggi non ci sono più le stesse prospettive – sostiene il prof. Armando Nanni -. È aumentato anche il disagio, le famiglie sono cambiate, ci sono moltissimi alunni con genitori separati e questo crea un’indubbia instabilità nei ragazzi che hanno vissuto queste problematiche in età adolescenziale. Il cambiamento della scuola è andato di pari passo con una società tecnologicamente più avanzata ma che ha perso di vista alcuni valori fondamentali».

In questi anni i ragazzi sono cambiati?
«I ragazzi sono cambiati perché intorno a loro ci sono adulti meno autorevoli. Il genitore amico è stato una sconfitta della pedagogia. Fa fatica ad essere da esempio e a trasmettere le regole con i suoi modelli di comportamento. Vedo però che i ragazzi hanno molte energie, pensiamo ad esempio ai movimenti ambientalisti come quello creato da Greta Thunberg» commenta il prof Nanni.

«Secondo me i ragazzi non sono cambiati molto, le problematiche adolescenziali sono sempre le stesse. Forse sono meno maturi in quanto sono maggiormente protetti dalle famiglie. Ciò li rende meno audaci, meno propensi a rischiare e più timorosi di lasciare il nido» sottolinea la prof De Angelis.

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