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Fossombrone, il primo detenuto a laurearsi in carcere grazie al Polo universitario

Per il neo dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche 110 e lode. Il servizio per i carcerati era stato attivato nel 2015 dall'Università di Urbino. «Tutti mi hanno aiutato, senza alcuna forma di pregiudizio»

URBINO – Quello che sorprende non è la votazione di 110 e lode, ma la storia. Già, perchè il neodottore è un carcerato ed è il primo ad aver terminato il percorso di studi del Polo Universitario attivato dal 2015 nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Urbino, che vede a oggi iscritti 20 studenti a 10 corsi di laurea differenti.

Grande emozione nella Sala Teatro della Casa di Reclusione di Fossombrone per festeggiare il neo laureato in Scienze e Tecniche Psicologiche e che ora proseguirà il suo percorso di studi verso la laurea Magistrale in Psicologia Clinica.

La commissione di laurea presieduta dal rettore Vilberto Stocchi e dalle docenti Daniela Pajardi, Elena Acquarini, Manuela Berlingeri, Alessandra D’Agostino, ha discusso con lui la tesi dal titolo “La devianza tra diritto, psicologia sociale e neuroscienze”.

Dopo la proclamazione, il neodottore ha voluto ringraziare «gli amici detenuti che hanno sopportato il mio stress prima degli esami, i miei familiari, il Comandante e il personale del Carcere di Fossombrone, i docenti e il personale amministrativo dell’Università di Urbino. Tutti mi hanno aiutato, senza alcuna forma di pregiudizio, per raggiungere questo risultato che mi dà l’occasione, come ha detto il Rettore durante la discussione, di cogliere le nuove opportunità che la vita ci offre ogni giorno. Questa laurea non è solo mia, ma di tutti voi».

«La prima laurea del Polo Universitario di Fossombrone è stata una occasione per riflettere sul significato dello studio in carcere –  afferma la professoressa Pajardi  – e sul messaggio che questa esperienza lancia sia agli studenti detenuti ma anche ai docenti, a tutti gli studenti dell’Università e agli operatori penitenziari. È stata una testimonianza di come lo studio possa rappresentare una occasione di svolta, di riflessione e di dare a se stessi una seconda possibilità, ma soprattutto di come le persone possano cambiare se viene data una possibilità di farlo.

Gli studenti in carcere dimostrano una motivazione allo studio e alla cultura come momento di crescita e di cambiamento, e questo lo hanno testimoniato nei diversi incontri con gli studenti esterni che organizziamo durante l’anno accademico per un momento di scambio e di confronto. I risultati che il Polo sta ottenendo – prosegue Pajardi – sono il frutto di un lavoro intenso di gestione organizzativa e di supporto allo studio svolto dalle tutor del Polo, Vittoria Terni de Gregory e Silvia Lecce e dell’attività di lezioni e seminari in carcere svolte da molti docenti dell’Università.

Questo non sarebbe stato realizzabile senza la collaborazione con la Direttrice della Casa di Reclusione, Daniela Valentini, con Maurizio Proietti e Angela Rutigliano dell’Area Trattamentale e con la dottoressa Marta Bianco, Comandante della Polizia Penitenziaria».

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