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Dottore in filosofia a 82 anni per ritrovare l’anima della moglie. Intervista a Italo Spinelli

L'anziano di Finale Emilia ha presentato il suo libro "Dov'è andata a posarsi la tua anima?" a Macerata, dove si è laureato lo scorso anno. Ci ha raccontato la sua emozionante storia d'amore

MACERATA – Dottore in filosofia a 82 anni per ritrovare l’anima della moglie. Italo Spinelli, di Finale Emilia (Modena), si è laureato lo scorso anno all’Università di Macerata per trovare una risposta alla scomparsa della sua amata Angela, venuta a mancare cinque anni fa per un male incurabile. Nel libro Dov’è andata a posarsi la tua anima? Come i grandi filosofi mi hanno aiutato ad affrontare il lutto, l’arzillo 83enne racconta la sua storia. Uscito lo scorso febbraio, il volume a cura di E. Filippini è edito da Mondadori. È stato presentato dall’autore nel pomeriggio del 3 luglio a Macerata, nella sede dell’Eum, la casa editrice dell’Unimc, alla presenza del rettore Francesco Adornato e delle professoresse Carla Danani e Arianna Fermani.

Sposato per 52 anni con Angela, padre di tre figli e nonno, Italo Spinelli da giovane ha lavorato prima in una fabbrica di materassi a molle, poi per 18 anni in uno stabilimento di trattori a Modena. Dopo la perdita della moglie si è iscritto alla triennale di Filosofia, si è laureato in tre anni e mezzo e vorrebbe proseguire gli studi. Ci ha raccontato la sua storia.

Dottor Spinelli, come è nato il suo interesse per la filosofia?
«Ho sempre avuto il desiderio di studiare filosofia e così ho comprato tre libri del liceo ma non ci capivo nulla. Ho cercato un mio amico che si era appena laureato in filosofia e mi ha dato alcune lezioni. Poi cinque anni fa mia moglie si è ammalata e ho dovuto abbandonare. Le avevano scoperto un tumore ai polmoni non operabile. Abbiamo fatto due cicli di radioterapia ma hanno dato esito negativo. Dopo pochi mesi è morta, aveva 73 anni».

In un attimo la sua vita è cambiata…
«Siamo stati sposati per 52 anni e 23 giorni. Quei mesi sono stati un supplizio per entrambi. Mia moglie è sempre stata molto discreta, alle amiche che le chiedevano come stava rispondeva: “Non c’è male”. Io non mi sono mai fatto vedere avvilito, ho sempre cercato di accontentarla in tutte le cose. Se voleva fare un giro in macchina, ce la portavo. La aiutavo a salire, mi fermavo al bar e le portavo il caffè. Una sera mi ha detto di chiamare il prete perché era arrivato il momento… L’ultimo atto è un piccolissimo respiro, si intravede il momento in cui l’anima esce dal corpo. Mi sono chiesto dove è andata a finire l’anima di mia moglie e mi sono ricordato la lettera della morte di Socrate che mi aveva fatto conoscere il mio amico durante una lezione di filosofia. La morte di Socrate mi ha influenzato nello scrivere il libro».

Come mai ha deciso di iscriversi all’Università?
«Lo studio della filosofia mi dava la forza per andare avanti, quindi ho capito che iscrivermi all’università era l’unico modo per elaborare il lutto».

Perché ha scelto Macerata?
«La Facoltà di Filosofia c’era anche a Ferrara ma lì c’era l’obbligo di frequenza e così mi sono iscritto a Macerata, anche se il viaggio è più impegnativo. Mia moglie è morta a luglio, io mi sono iscritto a settembre 2014 e all’inizio non ho detto nulla ai miei figli».

A 82 anni si è laureato raggiungendo un importante traguardo. Che emozioni ha provato?
«L’emozione più grande è stata quando mia nipote, che pochi giorni fa ha fatto l’esame di maturità, mi ha messo la corona di alloro in testa».

Alla fine è riuscito a capire dove è andata l’anima di sua moglie?
«La filosofia non lo dice ma mi ha indicato Platone, Sant’Agostino e Tommaso Moro, i compagni della mia conversione. La mia fede prima era debole, con la filosofia è diventata più forte. Credo che un giorno rivedrò mia moglie».

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