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Fermo, calzaturiero tra crisi e nuove prospettive

Le Marche hanno perso il 4,1% del fatturato nel 2018, con il fermano e l'ascolano in significativo trend negativo. Grazie agli sforzi messi in campo da Eurispes, però, la Camera di Commercio regionale conta di recuperare quote di mercato. Gino Sabatini: «La calzatura marchigiana ha bisogno di un riposizionamento strategico e ora ci sono i sostegni necessari»

FERMO – I dati del settore calzaturiero marchigiano, fiore all’occhiello della nostra regione, non sono positivi, soprattutto quelli dell’ascolano e del fermano. Ma proprio da Fermo si leva lo sprone a rimboccarsi le maniche e a puntare sull’Europa e sull’export per recuperare quote di mercato. Il 5 giugno, infatti, si è tenuta la tavola rotonda “Strategie di difesa attiva del Made in Italy calzaturiero – Il distretto fermano maceratese nella nuova globalizzazione”, inserita nel progetto di analisi del settore che la Camera di Commercio delle Marche e Assocalzaturifici hanno affidato all’Eurispes, l’istituto di ricerca che dal 1982 racconta l’Italia che verrà.

Presso la sede dell’ente camerale di Fermo, il presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini ha parlato delle criticità del distretto fermano-maceratese della calzatura, ma anche delle nuove prospettive. «Ho letto con grande attenzione i dati dell’ultimo report di Assocalzaturifici sull’export delle regioni italiane – ha detto -. Le Marche hanno perso il 4,1% del fatturato nel 2018, con le province di Fermo e Ascoli Piceno che calano in maniera significativa soprattutto per via del protrarsi della frenata nel mercato russo».
Le Marche e la Campania, secondo il report di Assocalzaturifici, sono le uniche regioni – tra le otto in cui si producono calzature – a presentare segni negativi rispetto a tre e cinque anni prima. Rispetto al 2013, l’export marchigiano risulta inferiore di oltre il 16%.

«Perdiamo in Russia, per via del gioco delle sanzioni tra Bruxelles e Mosca», ha spiegato Sabatini. «Abbiamo bisogno di tanta Europa. Abbiamo anche bisogno di un’Europa diversa da quella attuale. E sono convinto che il governo italiano debba avere tutto l’interesse ad avere un dialogo attivo con l’Unione Europea, anche con l’obiettivo di rinsaldare con la Russia migliori relazioni economiche. Auspico che questo diventi un tema centrale nelle agende del Mise e della Farnesina».

La frenata sull’export viene anche dagli States: «Perdiamo anche negli Stati Uniti e l’idea che la guerra dei dazi possa in qualche modo riguardare anche le nostre calzature fa tremare le vene ai polsi. E poi ci sono le incertezze legate all’impatto della Brexit e al mercato cinese, dove la difesa del made in Italy dovrà essere feroce».

I dati negativi, però, non tolgono positività sul futuro, che viene soprattutto dall’impegno congiunto messo in campo da organi come Camera di Commercio, Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) ed Eurispes (Istituto di ricerca e studi politici, economici e sociali).
«Dobbiamo e possiamo portare con orgoglio in tutto il mondo la nostra creatività, il nostro design, emblemi dello stile italiano», ha tuonato Sabatini. «Sono convinto che l’Ice sia la struttura ideale per i nostri grandi brand internazionali. Ma per le caratteristiche dimensionali, produttive e organizzative della maggior parte delle nostre aziende calzaturiere c’è bisogno – proprio sui progetti di internazionalizzazione – che le Camere di Commercio siano messe in condizione di mettere in campo le proprie conoscenze ed esperienze. Come Camera di Commercio delle Marche rinnoviamo con piena convinzione il nostro impegno per il territorio e per un settore vitale nell’economia delle Marche: la calzatura marchigiana ha bisogno di un riposizionamento strategico e ora ci sono i sostegni necessari. Da una parte c’è ora Eurispes, che attraverso l’ampio progetto di ascolto e le proprie capacità di analisi, farà emergere punti di forza e di debolezza sui quali sarà possibile lavorare; dall’altra c’è il riconoscimento di area di crisi complessa, che mette il settore nella condizione ideale per ripensare al proprio futuro, che passa anche attraverso una modifica della legge 181, che tenga conto che il 90% delle nostre aziende ha meno di 15 addetti e rischia di non aver alcun beneficio da una legge che finanzia progetti a partire da un milione di euro».

I sostegni per l’avvenire, quindi, sono da individuare in Eurispes e nel riconoscimento del distretto della calzatura fermano-maceratese come area di crisi complessa. Sabatini si è già confrontato con il vicepremier Di Maio e con il sottosegretario Di Stefano e si è impegnato a continuare a farlo senza sosta.

L’analisi snocciolata dal presidente della Camera di Commercio ha puntato il dito anche contro l’eccessivo costo di alcune lavorazioni. E quindi il suo incoraggiamento agli imprenditori presenti, «gente capace, forte e responsabile»: «State viaggiando tutti contro vento: la burocrazia, il costo del lavoro, il carico fiscale, le deficienze infrastrutturali sono come una bora violenta che si abbatte contro ognuno di loro. È un miracolo se ancora riescono a essere competitivi e a garantire occupazione e sviluppo».

Quando sarà ultimata l’indagine Eurispes, all’orizzonte c’è già un progetto a cui mettere mente e cuore, come ha rivelato il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara: la creazione di un Politecnico del calzaturiero, che veda insieme Camera di Commercio, associazioni di categoria, ricerca e istituzioni.

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