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Fano, polemica sui pozzi inquinati, M5S: «Tre settimane per emanare l’ordinanza»

Il gruppo di opposizione contesta i ritardi con cui si è vietato l'utilizzo di quei pozzi contaminati da Tetracloroetilene. M5S: «La zona inquinata potrebbe essere più ampia»

FANO – Tre settimane per emanare l’ordinanza che vieta l’uso potabile dell’acqua dei pozzi in località Falcineto Basso e Torno. A stigmatizzare la lentezza della macchina burocratica amministrativa fanese sono stati i rappresentanti locali del M5S che ritengono gravi le tempistiche per l’emanazione dell’ordinanza, soprattutto alla luce del fatto che a contaminare l’acqua è il Tetracloroetilene.

Nell’ordinanza n. 49 avente per oggetto Divieto di utilizzo al consumo umano dell’acqua erogata dai Pozzi privati, siano essi censiti ad uso irriguo o domestico, esistenti indicativamente in “Località Falcineto Basso” e “Località Torno” in Fano‘ si legge anche che “gli esiti analitici evidenziano verosimilmente un andamento della contaminazione da ovest verso est lungo la strada comunale Croce Levata e la strada comunale Falcineto Basso entrambe a nord e parallele alla superstrada‘.

«Ci risiamo – commentano i pentastellati – ancora inquinamento da Tetracloroetilene. Già lo scorso 12 ottobre, l’ASUR evidenziava quanto segue al Comune di Fano: ‘considerato che da ulteriori studi analitici eseguiti da ASET e da quanto emerso nel tavolo tecnico odierno, si nota il permanere dell’inquinamento in questione della zona; si ritiene necessario estendere tale provvedimento amministrativo, di divieto di consumo umano dell’acqua proveniente da tutti i pozzi privati della zona in cui venga rilevato un valore di tricloroetilene+tetracloroetilene superiore al limite di cui al D.Lgs. 31/2001 (10 microgr./l)’».

«Ci chiediamo come mai si sia verificato questo ritardo di ben tre settimane nell’emanare l’ordinanza. Inoltre non ci tranquillizza affatto l’avverbio “indicativamente” riferito alla possibile zona di inquinamento: questo fa pensare che la zona inquinata potrebbe essere più ampia, così come già detto in precedenza dai tecnici ASET e dallo stesso Presidente Reginelli a luglio scorso quando si era verificato un altro episodio analogo. All’epoca ASET aveva fatto un centinaio di prelievi su altrettanti pozzi, e di questi la metà era risultata contaminata, anche se la quasi totalità risultava sotto la soglia minima di contaminazione consentita dalla Legge. Pertanto chiediamo all’Amministrazione Comunale e all’ASET di attivare tutte le procedure previste, in collaborazione con Arpam e se necessario anche con le forze dell’ordine, per accertare la fonte primaria dell’inquinamento e per risolvere nel più breve tempo possibile la situazione».

Nel frattempo, per mitigare il disagio delle trenta famiglie coinvolte, il Comune ha comunicato che ASET ha provveduto ad allestire un punto di prelievo alternativo di acqua potabile a sevizio della cittadinanza presso l’impianto di Falcineto Ponte Nuovo di fronte al civico 16 di Località Falcineto (al termine di via Muzio Scevola). 

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