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Fano, allarme qualità dell’aria. Bene Comune: «Situazione preoccupante»

A denunciare pubblicamente la situazione sono stati gli esponenti locali di Bene Comune: «Negli ultimi 20 anni non si è fatto granché per ridurre le fonti che emettono microparticolato e altri inquinanti pericolosi»

Minicampionatore di Pm10
Minicampionatore di Pm10

FANO – È allarme sulla qualità dell’aria a Fano: il 2024 è iniziato all’insegna di abbondanti sforamenti. Dati ARPAM alla mano, dall’inizio dell’anno al 23 febbraio i valori medi di PM10 e PM 2.5 sono stati rispettivamente 40,3 µg/mc (con 15 superamenti di 50 µg/mc che a fine anno non dovranno essere più di 35) e 32,5 µg/mc (che a fine anno dovrà risultare sotto i 20 µg/mc). Questi i limiti infatti della legislazione italiana ma va detto che l’OMS afferma che bisognerebbe non superare il valore medio annuale di 15 µg/mc per il PM10 e 5 µg/mc per il PM2.5: di fatto a fine anno entrambi questi valori risulteranno superati.

A denunciare pubblicamente la situazione sono stati gli esponenti locali di Bene Comune: «Per quello che riguarda la qualità dell’aria a Fano siamo messi male. E non potrebbe che essere così perché negli ultimi 20 anni non si è fatto granché per ridurre le fonti che emettono microparticolato e altri inquinanti pericolosi».

Tre sono i comparti finiti sotto la lente d’ingrandimento. Proseguono gli esponenti della minoranza politica: «Nel settore dei trasporti, che è la principale fonte responsabile delle emissioni di inquinanti, si è fatto molto poco. Fano non ha ancora una rete di piste ciclabili ben collegata e segnalata, il trasporto pubblico è poco utilizzato e poco incentivato, la possibilità di telelavoro è ancora marginale, la digitalizzazione è ancora limitata per cui si fa ancora un grande uso dell’auto privata con motore a combustibili fossili, essendo le auto elettriche ancora poco utilizzate. Nel settore degli edifici, che è la seconda fonte di inquinamento dell’aria, il superbonus 110% avrebbe potuto dare un bel contributo alla riduzione degli inquinanti, sia perché favoriva la riduzione dei consumi di metano sia perché incentivava le energie rinnovabili. Purtroppo sappiamo come è andata: due governi, Draghi e Meloni, prima l’hanno cambiato 29 volte e poi l’hanno affossato. Più o meno come il settore degli edifici c’è quello industriale: qualche miglioramento c’è stato ma ci vorrebbero più controlli e un uso più intenso di tecnologie capaci di abbattere gli inquinanti. Se a tutto questo aggiungiamo che non si è fatto molto per piantare alberi, che anzi in tante situazioni sono stati abbattuti, pur sapendo il ruolo fondamentale della vegetazione sia per l’elevata capacità di catturare gli inquinanti che per migliorare la qualità dell’aria, non ci dobbiamo sorprendere dei dati impietosi che possiamo verificare sul sito dell’ARPAM».

Vale la pena ricordare che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’esposizione alle polveri sottili sarebbe responsabile di circa 2 milioni di morti per cancro.

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