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Fano, addio allo smart working in Comune: è scontro tra amministrazione e sindacati

Per Fp CGIL, Cisl FP, UIL FPL si elude ogni normativa vigente ma Seri non ci sta: «Spiace vedere un contegno sindacale che, invece della tutela dei diritti, si arrocca nella difesa di, ormai ingiusti, privilegi»

Massimo Seri
Massimo Seri

FANO – «Lo Smart working applicato in modo massivo compromette l’efficienza e l’efficacia di servizi comunali». Partendo da questa considerazione l’amministrazione di Fano ha deciso di dire addio allo smart working a favore del ritorno del lavoro in presenza: «In questa fase di normalizzazione del rischio epidemiologico – ha riferito il sindaco Massimo Seri –  il Comune di Fano ha ritenuto doveroso privilegiare gli interessi dei cittadini e delle imprese ripristinando il lavoro in presenza, quale ordinaria modalità di prestazione dell’attività lavorativa».

La precisazione del sindaco, condivisa dall’intera giunta e dal Capo Gabinetto, è arrivata dopo le aspre critiche e la contrarietà dei sindacati sulla decisione di far tornare i dipendenti comunali al lavoro in presenza.

«L’avanzamento del piano vaccinale – continuano il sindaco e la giunta fanese supportati dal Servizio Personale – consente di tutelare i dipendenti ed i fruitori dei servizi e le norme in vigore non impongono un contingente minimo di lavoratori agili. Non si comprende perché lavorare in sede abbia un rischio minore di tutte le altre attività sociali. In ogni caso, l’ente si farà carico delle situazioni critiche dei dipendenti fragili in linea con il comportamento tenuto ad inizio pandemia prima delle stesse norme nazionali. In tale contesto si sono comunque volute tutelare alcune particolari situazioni critiche che il sindacato ha ritenuto evidentemente non oggetto di attenzione con un improprio richiamo alla privacy. Privacy che non può essere opposta al datore di lavoro e che, in ogni caso, è nella disponibilità dei dipendenti non ricompresi tra le categorie dei fragili. La modalità di lavoro agile è una prestazione che può essere svolta in modo efficace da pochi soggetti ed è una misura organizzativa da non generalizzare. Spiace vedere un contegno sindacale che, invece della tutela dei diritti, si arrocca nella difesa di, ormai ingiusti, privilegi».

Una delibera che pochi giorni fa era stata bollata come allucinante dai sindacati Fp CGIL, Cisl FP, UIL FPL che si dicono “stupiti” ed annunciano il loro “disappunto” nei confronti di un atto di Giunta che di fatto «dimentica la situazione dei lavoratori fragili ed elude ogni normativa vigente».

Secondo le sigle sindacali, per quanto riguarda l’iter indicato nella delibera e nella conseguente circolare «non solo vengono violati i principi elementari come la  privacy dei lavoratori in condizione di fragilità – hanno riferito Sciumbata, Todaro e Tiritiello – ma appare totalmente incoerente con le attuali disposizioni di legge».

«Ancor più grave – proseguono le Organizzazioni sindacali – alla luce del quadro normativo, che la Giunta dovrebbe ben conoscere, ed in considerazione del perdurare dello stato di emergenza, fino al 31 luglio per lo meno i lavoratori fragili, già individuati come tali e per i quali il medico competente dovrebbe aver già adempiuto a quanto di competenza, dovranno continuare a prestare la propria attività lavorativa in modalità agile senza dover produrre una nuova documentazione salvo un aggravio della situazione personale».

Per quanto concerne lo Smart Working in generale i sindacati definiscono le dichiarazioni contenute nella delibera «da una parte lesive della dignità dei lavoratori dell’ Ente, che in un anno e mezzo di pandemia hanno continuato a garantire i servizi con competenza e qualità – dicono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – e dall’altra rendono evidenti che l’Amministrazione non è sufficientemente attrezzata per propria responsabilità rispetto alla necessaria modernizzazione dei mezzi – sottolineano –  come lo smart working, nelle more di una puntale definizione nei prossimi Ccnl, va considerato come strumento che aumenta le potenzialità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e, in questo particolare momento storico, come strumento di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e dei cittadini. Per farlo funzionare è sufficiente avere assessori e dirigenti che ne apprezzino le potenzialità, il personale è già pronto da tempo come ha avuto modo già dimostrare nei mesi scorsi».

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