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Salute dei lavoratori a rischio, l’appello della Fiom

Crisi, contratti precari, condizioni di lavoro insostenibili, remunerazioni economiche non sufficienti. Un periodo di grande difficoltà, dimostrato dalle crescenti malattie professionali. Il sindacato punta al maggiore coinvolgimento degli enti per la verifica e il controllo del benessere di chi lavora

FABRIANO – Rischi per la salute dei lavoratori a causa del perdurare della crisi economica a Fabriano e nel suo comprensorio. La Fiom di Ancona lancia un appello «a tutte le Istituzioni per intraprendere un percorso di carattere generale che riguardi il mondo del lavoro nella sua interezza, che sia in grado di mettere insieme tutti gli enti deputati alla verifica e al controllo della salute e della sicurezza di chi lavora per non lasciare sole le persone».

Il Segretario della Fiom di Ancona Pierpaolo Pullini, responsabile del territorio di Fabriano, e il Segretario Generale Tiziano Beldomenico evidenziano come la crisi senza fine che attanaglia il territorio «stia creando una ferita sociale davvero preoccupante. Manca il lavoro e laddove, invece, c’è occupazione aumenta la precarietà e peggiorano le condizioni economiche. Le riorganizzazioni in atto portano ad un modello organizzativo dove la salute e la sicurezza dei lavoratori rischiano di passare in secondo piano, in nome della competitività delle imprese nei propri mercati di riferimento. La saturazione dei cicli e dei ritmi di lavoro sempre più spinti, se non adeguatamente sostenuti con i giusti supporti, potrebbero portare ad un aumento dei rischi per la salute delle persone che lavorano».

Il sindacato di categoria, dunque, sia a livello provinciale che territoriale lancia un allarme suffragato da dati. «A dimostrazione di questo c’è il dato in crescita di richieste di malattie professionali, in un contesto in cui l’età media delle fabbriche e degli uffici è sempre in aumento e i nuovi ingressi al lavoro sono nettamente inferiori alle cessazioni, spesso non volontarie. Le assunzioni avvengono con contratti di lavoro precari e comunque meno tutelati, con il rischio da parte dei lavoratori di dover accettare condizioni di lavoro insostenibili nel lungo periodo».

 

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