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Emergenza Coronavirus e senzatetto, gli invisibili che non hanno una casa dove restare

L'appello è di #restareacasa, ma c'è chi non ha dimora. Le Onlus e le associazioni: «Tutte le strutture della regione hanno “congelato” gli ingressi di nuovi ospiti e molte si sono viste costrette a sospendere o ridurre l’attività, in particolare quelle realtà che si basano sull'attività dei volontari»

Senzatetto

FALCONARA- L’imperativo è #restateacasa, ma dove vanno le persone che non hanno una dimora durante questa emergenza sanitaria? È il dramma dei senzatetto che ormai da un paio di settimane stanno vivendo una situazione di estrema difficoltà.

«Tutte le strutture di accoglienza della regione – spiegano la Caritas Diocesana Ancona-Osimo, l’Associazione SS. Annunziata Onlus, l’Unità di Strada Falconara-Ribò e la Tenda di Abramo – hanno “congelato” gli ingressi di nuovi ospiti e, negli ultimi giorni, molte si sono viste costrette a sospendere o ridurre fortemente l’attività per l’impossibilità di garantire il proprio servizio, in particolare quelle realtà che si basano sull’attività dei volontari».

Come è possibile immaginare, con la diffusione del Coronavirus non è facile garantire le condizioni di sicurezza ai volontari e le associazioni che da anni si dedicano all’accoglienza dei senzatetto, hanno dovuto sospendere i loro servizi anche per rispettare le misure emanate dal Governo per contenere i contagi.

«Ormai da due settimane non siamo operativi in quanto non abbiamo il permesso per muoverci- racconta Natale Puglisi, presidente Unità di Strada Falconara – Ribò –. Insieme alla Tenda di Abramo abbiamo inviato una richiesta alla Prefettura per poterci spostare e continuare così a svolgere il nostro servizio. Non avendo i dispositivi di protezione necessari, abbiamo proposto di farlo in collaborazione con la Protezione Civile. Ancora però non abbiamo avuto risposta. Il nostro servizio prevede un’uscita una volta a settimana, il giovedì, per portare cibo e coperte ai senza fissa dimora. Sappiamo dove trovarli: alcuni sono stanziali, altri invece sono di passaggio nelle stazioni. Cerchiamo di instaurare con loro un rapporto di fiducia e di capire quali sono le loro necessità. La situazione ora è complessa. Chi ci conosce ci chiama al cellulare e noi cerchiamo di dargli indicazioni e supporto psicologico. Di più in questo momento non possiamo fare. Persone che prima si spostavano da parte all’altra della città ora si trovano senza aiuto. Quelle che conosciamo bene o male un rifugio ce l’hanno mentre chi è rimasto in strada cerca di sopravvivere. La Mensa del Povero, in centro ad Ancona, è aperta e i bisognosi possono entrare uno una volta. È necessario fare qualcosa di concreto per i senza fissa dimora e occorre monitorarli dal punto di vista sanitario. Non hanno nemmeno il medico di famiglia. Il nostro servizio può essere d’aiuto anche per questo».

Le associazioni – la Caritas Diocesana Ancona-Osimo, l’Associazione SS. Annunziata Onlus, l’Unità di Strada Falconara-Ribò e la Tenda di Abramo – hanno deciso di lanciare un grido d’aiuto. «Il Governo demanda agli enti locali e alla Protezione Civile la ricerca di possibili soluzioni che, anche a seguito della pesante situazione sanitaria, non riescono a trovare dappertutto concretezza e uniformità, come ad oggi nel nostro territorio. In alcune città italiane si stanno cercando e sperimentando dei percorsi: personale sanitario, non impegnato per l’emergenza, che effettua “monitoraggi” agli ospiti prima di accedere ai centri di accoglienza; allestimento di tende per il pernotto e il servizio mensa collocate vicino a strutture dove vi siano servizi igienici che garantiscano la sicurezza; ricerca di stanze e pensioni a pagamento. Iniziative che cercano di coniugare la sicurezza per le persone più fragili, con quella degli operatori e delle città. Purtroppo il dato di fatto che registriamo è la crescente segnalazione, anche nel nostro territorio, di persone che non hanno un luogo dove poter stare durante questa emergenza sanitaria».

Le associazioni chiedono alle istituzioni di intervenire per aiutare i senzatetto, «nella consapevolezza del valore prezioso di ciascuna persona e del fatto che, mai come ora, la salute di ciascuno garantisce la salute di tutti».

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