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Discoteche chiuse, la rabbia del Silb Pesaro: «Si perdono posti di lavoro e si favorisce l’abusivismo»

Duro attacco del segretario del sindacato dei locali da ballo Marco Arzeni: «Chiediamo un aiuto per un modello di ripresa compatibile con la tutela della salute»

discoteca, concerto
Foto di Free-Photos da Pixabay

PESARO – Il mondo della notte, il fatturato perduto e le famiglie che si mantengono grazie alle sale da ballo e locali. A dire basta alla caccia alle streghe è Marco Arzeni, segretario del Silb, il sindacato dei locali da ballo: «In questi giorni stiamo assistendo alla demonizzazione delle discoteche. Non è una novità, non siamo mai stati simpatici ai media dai tempi di chi esprimeva una volontà di divertirsi alle famigerate “stragi del sabato sera” per arrivare oggi alla definizione di untori di manzoniana memoria. Sicuramente atteggiamenti sbagliati di alcuni pseudo-operatori “troppo in vista e invisi a tanti” hanno avallato questi stereotipi.

Ma il mondo dell’intrattenimento è composto da oltre 3.500 imprese, quindi 3.500 imprenditori che danno lavoro a migliaia di operatori e famiglie, un settore che fattura centinaia di milioni di euro e contribuisce all’appetibilità del nostro modello turistico».

In provincia di Pesaro si parla di circa 25 locali da ballo che danno lavoro a circa 250-300 persone, più tutto il mondo che ruota attorno alle sale come le orchestre, i pr, i dj.

Arzeini continua: «Il mondo dell’intrattenimento poi non è solo discoteca! È anche balera, salsa, liscio, tango, balli di coppia. Un mondo frequentato da persone adulte e tranquille ed ecco quindi che i luoghi comuni sul mondo della notte diventano ridicoli e assurdi. La discoteca o il locale da ballo quindi non è solo un luogo dove si balla. È un’azienda. Molto dipende da chi la gestisce, il resto dipende da chi la frequenta. Perciò la discoteca si fa carico, suo malgrado, dei problemi giovanili. Diventa refugium peccatorum. Facile da attaccare quando andare a cercare e risolvere le responsabilità vere è molto più complesso.

E nel frattempo i locali sono stati chiusi per legge da marzo, salvo la riapertura per poco più di un mese, per poi essere richiusi di nuovo con infamia. Quindi, sul settore è nato un pregiudizio poi solidificato dalla stampa e dalle cronache e, come sappiamo, i pregiudizi sono sempre figli dell’ignoranza. Tutto questo mentre la gente perde il lavoro, gli imprenditori non hanno visto alcun sostegno per le loro imprese, molti hanno visto andare in fumo investimenti di milioni di euro e forse molte aziende non riapriranno mai più».

E poi la beffa delle beffe, l’abusivismo. «Mentre chiudono discoteche e locali da ballo spuntano magicamente nuovi locali, nuove forme di intrattenimento in cui si fa esattamente quello che si fa in discoteca. Il DJ di turno che coinvolge centinaia di persone nel locale sul lungomare oppure in una villa privata oppure nel circolo magari sotto il Comune. Cosa chiede quindi il settore? Null’altro che un sostegno per un modello di ripresa delle attività economiche e produttive compatibile con la tutela della salute di utenti e lavoratori, magari diversificando le tipologie di locale che tengano conto di clientela e dimensioni, della professionalità dei gestori, di una unicità di visione del mondo dell’intrattenimento da parte di Enti locali e Amministrazioni».

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