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Deve fare un esame urgente, odissea tra ospedali per un 71enne positivo al Covid

L'anziano, con patologia polmonare seria, non era riuscito ad eseguire una broncoscopia nella sua regione. Nel nosocomio regionale di Torrette, ad Ancona, in 48 ore la sua richiesta è stata evasa dalla pneumologia interventistica

ANCONA – Dopo una girandola fra varie strutture ospedaliere, ha trovato finalmente accoglienza a Torrette un uomo 71enne, originario di un’altra regione, con patologia polmonare seria e positivo al coronavirus. L’uomo è approdato agli Ospedali Riuniti di Ancona per una broncoscopia che non era riuscito a fare nella sua regione di residenza dopo una serie di richieste rivolte a diverse strutture ospedaliere della sua zona. L’anziano, un forte fumatore, a metà del mese scorso era stato sottoposto ad una tac total body dalla quale era emersa la patologia. Successivamente, sottoposto al tampone per la ricerca del Covid-19 è risultato positivo. Rendendosi necessaria una broncoscopia, per la seria patologia polmonare, si era rivolto alle strutture ospedaliere della sua regione, ma non era riuscito ad eseguire l’esame. Poi agli Ospedali Riuniti di Ancona la svolta e finalmente l’esame arriva.

«Per noi è sempre una grande soddisfazione quando possiamo risolvere i problemi delle persone che altri hanno lasciato in sospeso, come nel caso del signore che non ha trovato nessuna risposta nella propria regione – commenta il direttore generale degli ospedali Riuniti di Ancona, Michele Caporossi – . La grande capacità e l’altissima qualità della nostra scuola di Pneumologia Interventistica, come si vede anche in questo caso, è capace di dare risposte a cittadini provenienti da varie regioni italiane».

Una richiesta, quella della broncoscopia, che è stata evasa da Torrette nel giro di 48 ore, dopo una serie di difficoltà per l’anziano. Agli Ospedali Riuniti di Ancona, infatti, come sottolinea la direttrice della Pneumologia Lina Zuccatosta, fin dall’inizio dell’emergenza Covid la sala endoscopica era stata attrezzata con un sistema per garantire la pressione negativa nell’ambiente, come nei reparti dedicati. «Questo allo scopo di garantire le procedure endoscopiche anche nei pazienti positivi, tutelando la sicurezza degli operatori», prosegue precisando che le manovre broncoscopiche generano grande dispersione di particelle aerosoliche nell’ambiente.

Inoltre, puntualizza, «in accordo con la direzione medica e l’igiene ospedaliera abbiamo seguito un percorso di accesso al servizio di pneumologia interventistica, dedicato per tali pazienti» ed è stata predisposta la sanificazione degli ambienti come l’ascensore utilizzato dai pazienti e la sala endoscopica, sanificata anche con ozono.

Una sala della Pneumologia Interventistica di Torrette

«Sarà infatti sempre maggiore la necessità di dover effettuare procedure endoscopiche per accertare patologie polmonari di natura diversa dalla polmonite, in soggetti con tampone positivo ma senza sintomi dovuti all’infezione virale, applicando tutte le misure di protezione e senza allungare i tempi di attesa – osserva la dottoressa Lina Zuccatosta -. Nonostante l’emergenza in atto abbia comportato una riorganizzazione delle attività in gran parte volte alla cura dei pazienti ospedalizzati per polmonite da coronavirus, pur con tutte le difficoltà legate in primo luogo a ridotto personale a causa dell’emergenza, l’attività della pneumologia interventistica è stata regolarmente proseguita grazie alla costante presenza del professor Stefano Gasparini, ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università Politecnica delle Marche e responsabile del programma di sviluppo della pneumologia interventistica nell’Azienda Ospedali Riuniti, che ha sempre garantito la continuità del servizio». «Il paziente, avendo un tampone positivo al coronavirus, ha trovato difficoltà ad effettuare la broncoscopia nella sua regione di residenza – prosegue la dottoressa – pur essendosi rivolto a diversi centri. Dal momento in cui siamo stati contattati, il tempo di organizzare tutta la logistica, e in 48 ore abbiamo evaso la richiesta ed effettuato la procedura. Questo grazie anche all’abnegazione e alla professionalità del personale infermieristico operante nel Servizio di Pneumologia Interventistica che ha continuato la sua attività preziosa anche nei pazienti affetti da Covid».

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