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Degrado nel centro di Ancona. Baby gang minaccia commerciante con un palo di ferro: «Se mi tocchi ti denuncio»

Il titolare del negozio Lay Line, Giorgio Pavani, sfidato da una baby gang. Uno brandiva un palo di ferro. Il centro di Ancona piomba nel degrado

Foto d'archivio

ANCONA – La scia di episodi di bullismo e degrado urbano nel pieno centro città non accenna ad arrestarsi. Qualche settimana fa il noto esercente Giorgio Pavani, titolare della boutique Lay Line in Largo Sacramento, si è trovato faccia a faccia con un gruppo di giovanissimi che stazionava davanti alle sue vetrine con atteggiamenti provocatori. Uno brandiva un palo di ferro in mano. «Gli ho chiesto di allontanarsi – racconta Pavani – mentre uno dei ragazzi mostrava un palo di ferro che stringeva tra le mani». 

L’alterco

Il commerciante è uscito dal negozio e ha subito intimato al gruppetto di allontanarsi. Di tutta risposta il nugolo di ragazzi ha sfidato l’esercente facendogli vedere che erano in possesso di un oggetto contundente. Ma Pavani, pur sempre mantenendo sangue freddo e calma, si è avvicinato ed è riuscito a sfilare la spranga dalle mani del ragazzo e ha chiamato la polizia. «Sono minorenne gli avrebbe detto il ragazzo – se mi tocchi ti denuncio». Ma subito dopo il gruppo si è dileguato e all’arrivo delle divise non ce n’era più traccia. È l’ennesimo fatto di microcriminalità giovanile che sta infestando le vie del centro storico di Ancona. «Erano tutti italiani, ma di seconda generazione – specifica Pavani – alcuni nordafricani mi è sembrato di vedere». 

Il degrado

E a questi fatti si somma il degrado che attanaglia il corso principale della città. Palazzi dalle facciate scarabocchiate con lo spray e le isole tecnologiche inaugurate nel 2016 diventate giacigli per clochard. «Non capisco proprio perché le abbiano realizzate» dice Toni Tanfani, titolare della boutique Gisa, in merito alle isole. «Meglio toglierle» commenta Giordano Andreatini del ristorante Clarice, che al momento della nostra telefonata si trova a Bologna e si avventura in un paragone: «Sarà pur vero che è una città più grande e più ricca – afferma – ma il decoro di una città è una scelta politica. Mi chiedo a chi è venuto in mente ad Ancona di fare quell’obbrobrio». Gli schermi posizionati su una delle facciate delle isole sono perennemente spenti. «Non hanno mai funzionato – aggiunge Andreatini – mi ricordo i tecnici che ogni volta venivano a ripararli. E poi eccoli lì, di nuovo guasti». L’amarezza dei commercianti è palpabile. Tanto più che ci si avvia verso la bella stagione e la città ambisce a catturare l’attenzione di turisti e croceristi. «Già si vede qualche turista – prosegue Andreatini – e noi ci presentiamo in queste vesti. Non è proprio il modo migliore per l’immagine del capoluogo».

Più controlli

Più controlli per una maggiore sicurezza chiedono gli esercenti. «Altrimenti si rischia di ridurre il centro città alla stregua di una banlieu dove nessuno va volentieri» commenta Tanfani. Ma oltre alla cura servirebbero progetti di abbellimento che ricostruiscano un’immagine omogenea volta a rendere più attrattiva la città. «Anni fa si parlava di un progetto sui dehor – spiega Tanfani – che non è stato mai realizzato». Tema abbastanza spinoso che è tornato agli onori della cronaca dopo l’approvazione del nuovo regolamento che ha tagliato fuori, però, gli esercizi di corso Mazzini nelle vicinanze della fontana del Calamo. «Le soluzioni richiedono anni per essere attuate – insiste l’avvocato Gianni Marasca, il cui studio legale è proprio lungo Corso Garibaldi – ma prima di tutto devono attenere ad un’etica individuale che va ricostituita». Ma nell’immediato quali interventi potrebbero risollevare le sorti del centro? «Intanto ripristinare le facciate dei palazzi imbrattate dalle scritte – suggerisce Andreatini – poi avviare una progettazione di lungo periodo per la valorizzazione delle aree urbane che devono fungere da calamita per i turisti».

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