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Cure covid, via libera dall’Aifa agli anticorpi monoclonali. Ecco cosa sono e come funzionano

L'infettivologo primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona Andrea Giacometti spiega il funzionamento del trattamento che ha esito positivo sul 70% dei malati

Torrette
Gli Ospedali Riuniti di Ancona

ANCONA – Via libera dell’Aifa agli anticorpi monoclonali contro il covid-19 in Italia. Ad essere autorizzati dall’Agenzia Italiana per il farmaco, sono quelli delle case farmaceutiche americane Eli Lilly e Regeneron. Si tratta di un nuovo approccio terapeutico che nel nostro Paese verrà impiegato nelle fasi precoci della malattia e nei pazienti ad alto rischio, in linea con  quanto disposto dall’Aifa.

«Si tratta di un tipo unico di anticorpo prodotto artificialmente in laboratorio, che agisce contro la proteina Spike del coronavirus» spiega l’infettivologo Andrea Giacometti, primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona.

«Quando abbiamo un’infezione o ci sottoponiamo ad un vaccino, produciamo diversi tipi di anticorpi, non tutti utili ed efficaci – prosegue – il monoclonale è invece un tipo unico di anticorpo efficace solo nelle prime fasi della malattia, quando il virus ancora si replica».

Legandosi alla proteina Spike, quella utilizzata dal virus come canale per entrare nelle cellule, gli anticorpi monoclonali impediscono al covid-19 di entrare nell’organismo e ne bloccano la replicazione evitando così che la malattia vada a degenerare evolvendo in polmonite.

Andrea Giacometti, professore di Malattie Infettive e Pneumologia presso l’Università Politecnica delle Marche

Nella seconda fase della malattia, quando il virus si è ormai replicato, gli unici farmaci efficaci spiega Giacometti sono «gli antinfiammatori, il cortisone e gli altri», inoltre questo approccio terapeutico è inefficace quando i pazienti hanno ormai sviluppato i sintomi gravi della malattia.

Questi anticorpi sintetizzati in laboratorio vengono ricavati da quelli naturali prodotti dai pazienti che hanno sviluppato un’immunità al virus e vengono somministrati tramite «una iniezione da ripetere anche per diversi giorni» spiega Giacometti.

Il primario si dice favorevole all’impiego di questi farmaci a Torrette e ritiene che questo approccio terapeutico andrà a sostituire quello con il plasma iperimmune che non ha fornito risultati entusiasmanti, mentre i monoclonali da quanto emerge dagli hanno mostrato di essere in grado di guarire il 70% dei malati trattati e di ridurre i casi di ospedalizzazione e di mortalità. Una terapia che verrà utilizzata proprio nei reparti di Malattie Infettive.

Insomma, una nuova arma a disposizione dei sanitari, che insieme ai vaccini, dovrebbe consentire al paese di uscire presto dal tunnel della pandemia.

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