Ancona-Osimo

Cultura, che batosta. La città perde anche AnconaCrea, il festival dei murales. Il direttore artistico: «Dispiace per Capodimonte»

Potrebbero salire a quattro le iniziative che si apprestano a lasciare il capoluogo. L'ideatore William Vecchietti: «Dubito che la nuova giunta mi chiamerà, ma io ci sono». Confermato l'AdMed

ANCONA – Tre festival cancellati in una botta sola. Tabula rasa in pochi mesi. Niente «Kum!», niente «La mia generazione» e niente «Ancona foto festival». Ma c’è un quarto festival che si appresta a salutare la città. È l’AnconaCrea, del direttore artistico William Vecchietti.

La coloratissima kermesse che ha portato in città street artist di calibro internazionale è stata gambizzata negli anni. La differenza, Vecchietti (in arte Yapwilli), dice di averla vista soprattutto «tra la giunta Mancinelli I e la giunta Mancinelli II». Il riferimento, chiaramente, è all’ormai ex sindaca dorica, Valeria Mancinelli. AnconaCrea era partita col botto nel 2015, nei primi anni di mandato della sindaca anconetana, ma poi «il festival è stato fatto morire e ancora non ne capisco il motivo», fa sapere Yapwilli. Per i murales di Capodimonte si organizzarono addirittura delle visite guidate.

«Il festival andava avanti dal 2015, poi negli anni ha subìto un taglio sempre più considerevole di fondi. Basti pensare – prosegue il direttore artistico – che negli ultimi tre anni, gli artisti che chiamavo accettavano di disegnare a titolo gratuito. Praticamente, era volontariato».

Prima, almeno, si riusciva a racimolare qualcosa: «Si era partiti con finanziamenti di circa 7mila euro, per poi ridurli a 5, 6, 3mila e arrivare quindi a zero». Ad ingaggiare Vecchietti, era stata la prima giunta Mancinelli. L’allora assessore alla cultura, Paolo Marasca, pensava a un evento che potesse coinvolgere non solo Capodimonte, dove ora c’è una marea di murales fatti proprio da AnconaCrea, ma anche ai negozi di corso Garibaldi e corso Mazzini, con mostre dedicate per ogni vetrina.

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Un po’ come hanno fatto i negozianti di via degli Orefici le scorse settimane. «Forse, a quei tempi, quel progetto era troppo complicato da realizzare e probabilmente, negli anni, sono cambiate le priorità politiche e amministrative. Io non biasimo nessuno, però, se posso dire la mia, mi dispiace per Capodimonte».

Il rione più vecchio della città, che diede i natali a Virna Lisi, «stava davvero per diventare un museo a cielo aperto. Sarebbe potuto diventare una grande attrazione turistica. Io quasi ogni giorno vedo gente che si fotografa vicino alle nostre opere. C’è anche chi, dopo le nozze, ci va a scattare foto in abiti da cerimonia. Sapete, per la sua conformazione labirintica, chi gira a Capodimonte si ritrova d’improvviso immerso nei murales negli angoli più impensati».

A visitarlo, è persino chi si imbarca, per la vicinanza del rione con il porto cittadino. E poi – osserva Yapwilli – su Google maps sono indicati i nostri murales come attrazione turistica. Negli anni – precisa l’artista, con un passato tra l’Inghilterra e la Francia – siamo riusciti a portare ad Ancona circa un centinaio gli artisti da tutto il mondo. Durante il festiva, la città diventava capitale del murales».

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I social celebrano ancora Ancona per i suoi murales. Lì, è come se il festival non fosse mai terminato. E invece, forse, AnconaCrea è davvero ai saluti. Si sta lentamente spegnendo come una cometa in un cielo – quello della cultura anconetana – sempre più buio.

E pensare che erano proprio i colori di AnconaCrea a rendere più caratteristica l’atmosfera urbana. Vecchietti, con la sua kermesse, è stato in grado di restituire vita a dei luoghi non-luoghi, a carcasse urbane dimenticate, ad angoli di degrado: pensiamo al capolinea dei bus di piazza Ugo Bassi, con le opere di Hopnn, ma anche ai muri di via Giordano Bruno, davanti la sede dell’Enel, fatti personalmente da Yapwilli. O al vicoletto dietro la mensa di padre Guido, tra via Buoncompagno e via della Beccheria, ma anche a via Veneto, via Oberdan e a quella stupenda gigantografia di Monica Vitti, alla lanterna rossa. Se il festival possa tornare? Non dipende da me: io sono qua. Se mi chiamano, ci sono, ma dubito che lo faranno».

Intanto, l’assessore alla cultura, Anna Maria Bertini, avrebbe pensato di portare in città Popsophia, da Pesaro. E poi, ad essere confermato, almeno per ora, è l’Adriatico Mediterraneo, giunto ormai alla sua 17esima edizione. Un festival, questo, che (per fortuna) pare proprio non voglia mollare Ancona.

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