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‘Untore’ dell’Hiv, 10 donne chiamano la questura: «Siamo state contagiate»

Le telefonate sono arrivate in questi giorni. Le presunte vittime hanno già fatto il test che ha rivelato che sono sieropositive. Avrebbero conosciuto Claudio Pinti in chat. Arrivati gli esiti delle analisi sul 35enne accusato di lesioni personali gravissime e omicidio volontario. L'uomo sarebbe incompatibile con la permanenza in carcere

Claudio Pinti

ANCONA – Hanno chiamato la questura con i risultati delle analisi in mano che ha confermato loro di essere sieropositive. Sono dieci le donne che si sono fatte avanti in questi ultimi giorni e che sarebbero state contagiate dal presunto untore dell’Hiv Claudio Pinti, il 35enne di Montecarotto arrestato il 12 giugno dalla squadra mobile. L’autotrasportatore avrebbe fatto sesso non protetto nonostante sapesse di essere sieropositivo. Per lui le accuse sono di lesioni personali dolose gravissime e omicidio volontario relativo alla morte della ex compagna, deceduta un anno fa per una patologia legata all’Hiv (i due fascicoli sono stati unificati). Intanto sarebbero arrivati gli esiti delle analisi che proverebbero la sua incompatibilità con la permanenza in carcere.

Altre presunte vittime. Prima di rivolgersi alla polizia le donne hanno effettuato il test e solo dopo aver avuto conferma di essere sieropositive si sono fatte avanti. Ora potranno fare formalmente denuncia, avvalendosi di un avvocato, e accodarsi alle accuse già mosse dalla ex fidanzata, che sarebbe rimasta contagiata da Pinti dopo una relazione iniziata con lui a gennaio, che ha fatto partire l’inchiesta. Le donne che hanno chiamato la polizia in questi giorni hanno un’età che va dai 35 ai 40 anni, alcune sono sposate. Hanno conosciuto il 35enne tramite chat e social network e con lui avrebbero avuto alcuni rapporti non protetti. Il numero va ad aggiungersi ad un’altra decina di chiamate ricevute subito dopo l’arresto e che avevano portato a chiamare non solo donne ma anche uomini che avevano detto di essere entrati in contatto con Pinti o direttamente, con rapporti sessuali, o indirettamente perché avevano fatto sesso con partner che erano stati con Pinti.

Il carcere. La difesa del 35enne, gli avvocati Alessandra Tatò e Andrea Tassi, aveva richiesto le analisi per verificare lo stato attuale di salute del presunto untore e la sua compatibilità con la permanenza in carcere. Gli esiti sarebbero arrivati ma non sono stati ancora trasmessi al Gip al quale gli avvocati dovranno rivolgersi per chiedere la scarcerazione e la destinazione ad una struttura sanitaria. Il Riesame, in precedenza aveva rigettato la richiesta di scarcerazione e Pinti è in carcere da 41 giorni.