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Cresce la curva dei contagi covid, Donati: «Attenzione alle regole»

Il primario della terapia intensiva di Torrette invita a non abbassare la guardia e si dice preoccupato per i numeri in salita. Il raffronto tra la situazione attuale e quella nella fase emergenziale

L'ospedale regionale di Torrette, ad Ancona

ANCONA – «Sono molto preoccupato per questo incremento importante di casi positivi al covid-19 registrato negli ultimi giorni». Il primario della Terapia Intensiva di Torrette, Abele Donati, commenta così la curva in salita dei contagi nelle Marche. Il rischio, spiega, è quello che l’incremento di casi possa «riflettersi» nel quadro delle terapie intensive facendo aumentare i ricoveri. «Unico punto interrogativo – prosegue – è rappresentato dalle nuove terapie, come il Remdesivir e il plasma iperimmune, che possono impedire il progredire della malattia, ma non sappiamo sui grandi numeri cosa possa succedere».

Questi trattamenti vengono eseguiti alle Malattie Infettive di Torrette in modo sperimentale: la prima sperimentazione avviata è quella con il plasma e più recentemente è stata attivata quella con il farmaco utilizzato negli Stati Uniti anche sul presidente Donald Trump. Ma a parte i risultati promettenti mostrati dall’impiego del Remdesivir sui pazienti quando ancora la malattia non è progredita, costringendo al ricovero nei reparti intensivi, per quanto concerne i casi più gravi che richiedono l’intubazione, «la malattia è sempre la stessa» spiega il primario. Insomma la chiave del nuovo approccio terapeutico è tutta nel giocare d’anticipo, somministrando i farmaci il prima possibile, così da evitare il progredire dell’infezione.

Raffrontando i dati dei contagi e dei ricoveri attuali, con quelli relativi al mese di marzo (fase emergenziale), si possono leggere alcune differenze sostanziali. Oggi (14 ottobre) nelle Marche sono stati rilevati 166 nuovi positivi su 3.082 tamponi, un dato così alto non lo si vedeva dal 13 marzo, quando i positivi erano 174, ma i tamponi testati erano 333, oppure dal 21 marzo, quando si toccò il picco dei contagi con 268 nuovi positivi in un solo giorno su 651 tamponi testati.
In quegli stessi giorni la situazione dei ricoveri e dei decessi era molto diversa: il 13 marzo erano ricoverate 542 persone, 93 delle quali nelle terapie intensive, mentre il 21 marzo i degenti erano 954, 138 dei quali nei reparti intensivi. Diciannove le persone decedute nella sola giornata del 21 marzo e 10 le vittime il 13 marzo. Ad oggi invece il quadro dei ricoveri è diverso.

Anche analizzando l’età media dei ricoverati emergono differenze: attualmente i degenti superano i 70 anni, mentre tra marzo e aprile le persone ricoverate avevano una età media intorno ai 60-65 anni. Il primario però raccomanda di non abbassare la guardia: «Alcuni giorni fa abbiamo ricoverato un 50enne».

Parlando del Dpcm il professor Donati richiama l’attenzione al rispetto delle regole e si dice d’accordo con l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto e sulla necessità di continuare ad osservare le misure imposte, fra le quali anche il distanziamento e il divieto di assembramento. «Se non si rispettano queste regole il rischio è per sé stessi e per la comunità».

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