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«Crediamo in noi stesse»

La pluricampionessa italiana di ginnastica ritmica Julieta Cantaluppi si racconta in vista dell'8 marzo. Le donne che l'hanno ispirata, la discriminazione subita, il messaggio alle donne del futuro

Julieta Cantaluppi

FABRIANO – Per l’8 marzo abbiano deciso di proporvi otto interviste ad altrettante donne fabrianesi. No vi sveleremo i loro nomi, ma solo che potrete leggere le interviste – due al giorno, una la mattina e l’altra di pomeriggio – da oggi e fino a mercoledì.
Julieta Cantaluppi ha da poco lasciato l’attività agonistica. Ma ciascun italiano, oltre che fabrianese, si ricorda ancora la sua grazia e le sue spiccate doti di ginnasta che l’hanno portata a essere l’unica ad aver vinto ben sette titoli nazionali italiani di ginnastica ritmica. Ad arricchire il suo prestigioso palmaires il 16º posto alle Olimpiadi di Londra nel 2012 e la partecipazione a sei edizioni dei Mondiali, portando sempre in alto il vessillo della S.G. Fabriano.

La pluricampionessa italiana

Julieta, ci dica le tre donne che sono un esempio per lei?
«Le tre donne esempio per me sono mia mamma, atleta bulgara Kristina Ghiurova, perché è una persona che riesce sempre e comunque ad andare per la sua strada. La rispetto molto perché è tanto forte, mi ha trasmesso i principi dell’onesta del rispetto del lavoro e dell’impegno. Tutti valori che, al giorno d’oggi si stanno un po’ perdendo. La seconda donna che è stata un grande esempio per me è mia nonna Julieta, che purtroppo non ho mai conosciuto, ma che ugualmente ha influenzato tanto la mia vita, a partire da mio nome che è uguale al suo, passando poi per il suo lavoro e la sua passione che ora sono le mie. È stata un personaggio molto importante nel mondo della ginnastica ed era una persona tutta d’un pezzo, unica e quindi per me un esempio. Infine, la terza donna, è nell’ambito del mio lavoro, ma preferisco non dire il nome. Si tratta, comunque, di una persona che stimo molto, per me un esempio perché non conosco un altra persona tanto onesta e incorruttibile. Al mondo ci vorrebbero più persone così».

L’essere donna a Fabriano e in Italia, è facile o complicato?
«Per me è un orgoglio essere donna. Esistono ancora tante discriminazioni a livello lavorativo e a livello emotivo ed umano, ma spero che si stia progredendo verso una società che forse un giorno metterà a pari i valori di una donna con quelli di uomo. Ma chissà quando in effetti sarà realmente così. Forza alle donne!».

In che occasione si è sentita discriminata nel suo ambito?
«Discriminata nel mio lavoro per fortuna non è mai stato possibile. Invece mi è capitato quando ero più piccola di essere trattata in malo modo proprio per via dell’essere una ragazza. Mi ricordo che c’erano alcuni ragazzi che per loro era fondamentale far vedere la loro forza discriminandomi. Per fortuna sono cresciuta con dei sani valori e principi. E sono orgogliosa di far parte del cosiddetto sesso debole che, a mio giudizio, è tutt’altro che debole. Discriminare è una tra le cose più brutte di cui siamo purtroppo capaci».

Esiste la solidarietà fra le donne? È vero che il peggior nemico delle donne sono le donne?
«La solidarietà tra donne esiste, sicuramente. Però il problema è che facilmente si sparla, facilmente le donne sono invidiose. Ma è anche facile che un uomo usi violenza su una donna. Quindi le donne hanno i loro difetti, ma se vogliono possono aiutarsi veramente. Io ci credo, ma soprattutto credo e spero nella solidarietà tra gli esseri umani».

Un messaggio alle donne del futuro?
«Il mio messaggio vorrei fosse un messaggio innanzitutto di pace e di forza. Abbiamo bisogno di più rispetto per l’essere umano in generale. E per le donne dobbiamo credere di più in noi stesse e aiutarci a vicenda, aiutare il prossimo. Usiamo la nostra sensibilità».

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