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Covid, la terapia con anticorpi monoclonali: da metà marzo in arrivo nelle Marche

Dopo l'ok dell'Aifa, la cura prenderà avvio per le persone positive al Covid con sintomatologia scarsa o moderata, con fragilità, e nelle prime fasi della malattia. Ci spiega tutto l'infettivologo Andrea Giacometti

ANCONA – Gli anticorpi monoclonali arrivano anche nelle Marche. Questa terapia potrebbe iniziare ad essere impiegata sulle persone positive al covid-19 «già dalla metà di questo mese», spiega il primario della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale di Torrette di Ancona, Andrea Giacometti.

Appena un mese fa l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini aveva anticipato che, «se non arrivano i vaccini, bisogna puntare sulle cure, per questo ho chiesto di introdurre anche nelle Marche la sperimentazione con gli anticorpi monoclonali».

Andrea Giacometti, professore di Malattie Infettive e Pneumologia presso l’Università Politecnica delle Marche

Con il successivo ok dell’Aifa si potrà finalmente partire con questo approccio terapeutico che ha mostrato risultati molto positivi con una importante riduzione dei casi di ospedalizzazione, ma anche della mortalità. E l’obiettivo con cui verranno utilizzati, come ci spiega l’infettivologo Giacometti, è proprio quello di «ridurre le ospedalizzazioni».

Il tema è stato al centro di un vertice nei giorni scorsi, fra gli infettivologi marchigiani e la Regione Marche, dal quale è emerso che l’Aifa metterà a disposizione gli anticorpi monoclonali per «metà del mese di marzo, ma non sappiamo ancora quante saranno le dosi destinate alla nostra regione», chiarisce il primario.

A ricevere questo trattamento «saranno i pazienti più fragili con sintomatologia scarsa o moderata, soprattutto quelli che si trovano ancora a domicilio: perché l’obiettivo di questo trattamento terapeutico è proprio quello di evitare ricoveri e di alleggerire il Pronto Soccorso che attualmente è pieno». I pazienti idonei alla terapia, da trattare nelle prime fasi della malattia, saranno individuati dai medici di famiglia: tra i soggetti fragili figurano anche cardiopatici, dializzati, persone affette da diabete.

«La gestione dovrà essere ragionata – prosegue – perché i pazienti a domicilio dovranno venire qui in ospedale per fare l’infusione». Il processo di somministrazione, come fa notare il primario, dura un’ora e dopo l’infusione il paziente «dovrà attendere un’altra ora in una camera protetta per verificare eventuali reazioni. Poi potrà tornare a casa».

COSA SONO GLI ANTICORPI MONOCLONALI?
In Italia sono stati autorizzati i monoclonali delle case farmaceutiche americane Eli Lilly e Regeneron. Si tratta di anticorpi prodotti in laboratorio a partire da quelli dei pazienti che hanno sviluppato un’immunità al virus.

In pratica, fra tutti gli anticorpi che vengono naturalmente prodotti dai pazienti affetti da Covid, sono stati selezionati quelli più efficaci nell’inibire il virus. Questi anticorpi, al momento solo quattro scelti fra centinaia diversi, vengono ora prodotti sinteticamente in laboratorio per preparare i flaconi da infondere. Conferiscono protezione immediata senza dover attendere lo stimolo immunitario successivo alla vaccinazione.

Legandosi alla proteina Spike, quella utilizzata dal virus come canale per entrare nelle cellule, gli anticorpi monoclonali impediscono al covid-19 di entrare nell’organismo e ne bloccano la replicazione evitando così che la malattia vada a degenerare evolvendo in polmonite. Fra i lati positivi di questa terapia, c’è anche la possibilità futura di “modellare” gli anticorpi in modo che risultino ancora attivi verso eventuali varianti del virus qualora queste risultassero meno sensibili agli anticorpi originali.

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