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Covid nelle case di riposo, Spi Cgil Pesaro: «Serve una nuova organizzazione per evitare futuri contagi»

Il sindacato dei pensionati chiede un tavolo per riorganizzare le 32 strutture della provincia: «Dopo le inchieste della magistratura, un nuovo confronto»

cura degli anziani, alzheimer, demenze

PESARO – Il sindacato pensionati Cgil chiede una nuova organizzazione delle residenze per anziani.

Il numero dei decessi nelle strutture per anziani riconducile al Covid-19 è ancora incerto e rappresenta certamente una ferita per tutto il nostro sistema sanitario di cura e protezione delle persone più fragili. Non sono reperibili dati ufficiali.

Sono state aperte inchieste dalla magistratura ma non è ancora stata fatta piena luce su quanto accaduto, quali errori, quanti anziani hanno pagato il tributo più alto nei mesi dell’emergenza covid.

Lo Spi Cgil Pesaro e Urbino fa sapere: «Chiediamo chiarezza ma soprattutto la possibilità di aprire un tavolo per discutere di una riorganizzazione del sistema della residenzialità per anziani laddove non ha funzionato l’organizzazione e dove invece la gestione ha saputo mettere in atto misure che hanno evitato il contagio. Non ci piace essere considerati profeti di sventura – sottolinea Catia Rossetti, segretaria generale Spi Cgil Pesaro e Urbino – ma tutti sanno che non si può escludere un riacutizzarsi del contagio e se ciò accadesse chiediamo fin da ora una nuova organizzazione del sistema di prevenzione, assistenza e cura per evitare i tragici errori del passato che sono costati la vita a molti anziani.

È necessario analizzare cosa è davvero accaduto nelle residenze per anziani in particolare nelle 32 strutture della nostra provincia con parte di posti letto autorizzati e convenzionati per residenze protette, dove una parte della retta è coperta dal bilancio della sanità».

Catia Rossetti, Spi Cgil

Lo Spi Cgil insieme alle organizzazioni dei pensionati di Cisl e Uil è impegnato per un confronto sulle strutture, sulla organizzazione e la formazione del personale che lavora nelle strutture per anziani.

«La prima richiesta è che facciano parte del sistema sanitario pubblico, con tutte le garanzie necessarie ad evitare il caos organizzativo e le responsabilità precise di cui chiediamo conto. Chiediamo di conoscere numeri e procedure con chiarezza per evitare che gli errori del passato  si ripetano  – conclude Catia Rossetti –  Isolare i pazienti affetti dal Covid è fondamentale soprattutto nelle strutture per anziani che sono i soggetti più deboli e più a rischio, per questo è necessario rivedere le norme di autorizzazione e convenzionamento delle strutture, di spazi per isolare e curare i contagiati, e di formazione del personale. Servono più assistenti, più infermieri, più medici. È inoltre indispensabile rafforzare i servizi sanitari nel territorio a partire da una migliore integrazione con i medici di base, da maggiori servizi ad anziani e non autosufficienti che vivono in casa, con supporto e assistenza costante a caregiver e a chi se ne prende cura quotidianamente. Sono state adeguate ed efficaci le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale)? Cosa ne sarà di queste nel futuro prossimo?».

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