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Marche raggiunta la soglia “critica” nelle terapie intensive. Il Gores: «Ce lo aspettavamo»

Mario Caroli commenta il report di Agenas che colloca le Marche fra le 8 regioni italiane nelle quali è stata superata la soglia del 30% di malati covid nei reparti intensivi

Immagine di repertorio

ANCONA – Le Marche sono fra le 8 regioni italiane nelle quali è stata superata la soglia del 30% di terapie intensive occupate da pazienti covid, un valore definito critico dal Ministero della Salute. A dirlo è l’ultimo monitoraggio Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) aggiornato a ieri (2 novembre). Se a livello nazionale il tasso di occupazione di pazienti covid nei reparti intensivi è in media del 28%, in Valle d’Aosta il tasso è del 60%, in Umbria del 47%, in Lombardia e nella Provincia Autonoma di Bolzano tocca quota 42%, in Toscana il 39%, mentre nelle Marche il 35% delle terapie intensive è occupato. Subito dietro ci sono il Piemonte con il 34% e la Campania con il 33%.

«Un dato che è in linea con il trend che l’epidemia sta avendo in questa fase – commenta il numero uno del Gores, Mario Caroli – . Abbiamo avuto progressivamente un aumento delle positività che, contestualmente, si è concretizzato inizialmente in un aumento dei pazienti che hanno necessità di ricovero nei reparti ordinari, poi progressivamente in un incremento dei pazienti che hanno necessità di ricovero nelle sub-intensive e adesso in un incremento progressivo anche dei pazienti che hanno bisogno del ricovero nelle terapie intensive».

«Un andamento che ci aspettavamo» spiega, precisando che «i picchi quotidiani dipendono da contingenze» specifiche per cui in alcuni giorni ci sono «più ricoveri nelle terapie intensive rispetto a quelle sub-intensive».
Il capo del Gores osserva che «a grandi linee l’età media dei ricoveri è significativamente più bassa rispetto alla prima fase, e si aggira intorno a 60-65 anni», quando invece tra marzo e aprile si attestava intorno ai «75-80 anni». Un abbassamento che motiva con l’attuale «positività ai tamponi molto, molto, più diffusa rispetto alla prima fase» e che quindi va a colpire «una fascia della popolazione che prima non veniva presa, perché non c’era la possibilità di fare tamponi» come oggi. Secondo Mario Caroli, ora che la positività si «è diffusa a macchia d’olio in tutto il territorio nazionale, sta colpendo un’ampia fascia della popolazione e contestualmente anche le fasce più giovani».

Fortunatamente però «l’impatto clinico» della malattia «è significativamente minore rispetto alla prima fase della pandemia» e questo «ci da una sorta di barlume di serenità, se di serenità si può parlare». Un decorso migliore delle polmoniti da covid, dovuto al fatto che «i pazienti vengono intercettati molto precocemente con il potenziamento che c’è stato sul territorio, con le Usca, con la possibilità di fare precocemente i tamponi e le ecografie polmonari a casa dei pazienti che quindi vengono ospedalizzati in una fase precoce e non arrivano troppo tardi, come avvenuto nella prima fase della pandemia».

Secondo il numero uno del Gores i pazienti nell’attuale ondata del virus arrivano in ospedale «in una situazione clinica più accettabile e gestibile» rispetto al passato, grazie anche all’attività di «contact tracing».

Pazienti che vengono «intercettati precocemente e arrivano precocemente nei pronto soccorso, dove l’impostazione della gestione del malato, la somministrazione dell’ossigeno e della terapia, fanno si che il decorso clinico sia significativamente migliore», anche se ci sono ancora fasce di persone in cui il virus «si manifesta in forma aggressiva e sono quelle che mostrano insufficienze respiratorie significative che richiedono il ricovero nella sub-intensiva e nelle intensive».

Il medico spiega che la maggiore capacità di eseguire tamponi molecolari nella popolazione fa si che «riusciamo ad intercettare un gran numero di asintomatici», un fatto che definisce «importantissimo» per circoscrivere il più possibile il contagio, mettendo in isolamento queste persone ed evitando così «che possano trasmettere il covid» anche ad altri.

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