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Coronavirus, Marche: le difficoltà dei commercianti aperti. E di quelli chiusi

«Se medici e infermieri sono gli eroi, ci sono altre figure che confortano la nostra quotidianità, gli esercenti dell'alimentare» dice Massimiliano Polacco di Camera di Commercio Marche. Ecco i numeri degli esercizi commerciali sul campo. E di quelli serrati

supermercato

Medici, infermieri e Oss sono gli eroi in campo contro il Coronavirus. Ma anche altre categorie, ogni giorno, facendo il loro lavoro, vivono la tensione di questa emergenza sanitaria, come fa notare la Camera di Commercio delle Marche.
«Se medici e infermieri sono gli eroi di questa durissima stagione che l’Italia e il nostro territorio – tra i più flagellati dopo la Lombardia – sta vivendo, ci sono altre figure che confortano la nostra quotidianità e la rendono più vivibile e in qualche modo normale: gli esercenti dell’alimentare che provvedono al nostro fabbisogno giornaliero, esposti molte ore e sette giorni su sette a un flusso di persone che vede nell’approvvigionamento qualcosa di più che la risposta al primo fabbisogno» dice Massimiliano Polacco, componente di Giunta di Camera Marche.
«Si tratta di una situazione che protratta diventerà difficile per queste figure. Allo stesso rischio esposti anche gli addetti di farmacie e parafarmacie, ancora più direttamente in contatto con una clientela spesso non in perfetta forma, a cui dispensano anche indicazioni e supporto».

Nelle Marche (secondo dati elaborati da Unioncamere e InfoCamere sui numeri del Registro delle imprese delle Camere di Commercio) gli esercizi commerciali aperti sono 12.708 e occupano 20.010 persone: di questi punti vendita, 5954 sono dedicati al commercio alimentare (tra ipermercati, supermercati, minimercati , commercio al dettaglio di bevande e tabacco) e impiegano 12.202 addetti.
1.192 i punti vendita aperti nel settore servizi alla persona (farmacie, parafarmacie, vendita di articoli igienico-sanitari, medicali, ortopedici e di igiene personale): lavorano in questi negozi 2.157 dipendenti.

«Poco più di un terzo del settore del commercio è aperto – aggiunge Polacco -. E se da una parte c’è l’affanno ma l’operatività dell’alimentare al dettaglio, dall’altro c’è la chiusura della ristorazione legata all’accoglienza, come della piccola ristorazione, i bar, etc: per queste realtà, che non hanno entrate ma sostengono costi, la situazione, per un altro verso, sta diventando difficilissima».

Nel complesso in Italia sono mezzo milione gli esercizi commerciali e dei servizi alla persona, al cui interno lavorano 800mila dipendenti, che restano aperti in base al decreto del Governo anti-Coronavirus. Fra questi, più di 230mila riguardano il settore alimentare, che assicura una copertura capillare sull’intero territorio nazionale.

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