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Cena di Ferragosto a Porto San Giorgio: negativi al covid i primi 150 tamponi e quelli del personale del Tucano’s

I titolari del locale avevano deciso di chiudere per qualche giorno in attesa dell'esito. Al momento nessuna delle persone che è stata sottoposta al test è risultata positiva

PORTO SAN GIORGIO – Sono negativi i primi 150 tamponi effettuati sui partecipanti alla festa di Ferragosto e sono negativi anche quelli effettuati sui titolari e sui dipendenti del Tucano’s di Porto San Giorgio.

Migliaia le richieste che sono arrivate in questi giorni all’Area Vasta 4 dopo che la stessa aveva comunicato che un giovane 20enne che aveva partecipato alla cena di Ferragosto era risultato positivo al Covid-19.

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Il giovane era rientrato da uno dei paesi considerati successivamente a rischio – il rientro era antecedente all’ordinanza ministeriale che obbliga i vacanzieri che arrivano da Spagna, Croazia, Malta e Grecia a sottoporsi al tampone e rimanere in isolamento fiduciario in attesa del test – e si era sottoposto autonomamente al tampone ma non aveva ancora ricevuto l’esito dell’esame.

La notizia dei primi 150 tamponi negativi è arrivata direttamente dal sindaco Nicola Loira che ha aggiunto: «Questo non significa che il virus non si trasmette quindi assumiamo comportamenti responsabili e dalle 18 alle 6 indossiamo le mascherine nei luoghi più affollati. Chi ha scelto di fare vacanza all’estero si adegui a quanto previsto dalla legge: quarantena e tampone fino all’esito dello stesso. Cerchiamo di non farci male, cerchiamo di non fare male alla nostra economia come è stato fatto».

«Oggi è arrivato l’esito dei tamponi – spiega la direzione del locale sangiorgese -. Vi abbiamo aggiornato nei giorni precedenti che tutto lo staff Tucano’s Beach si era sottoposto volontariamente al test del tampone. Altrettanto volontariamente (senza alcun obbligo), la gestione ha deciso di chiudere l’attività per tutelare i suoi amati clienti. Abbiamo proceduto immediatamente alla sanificazione completa e totale di tutti gli ambienti, con certificazioni alla mano».

E la bella notizia è arrivata. «Siamo felici di annunciare che nessuno del nostro staff risulta positivo al Covid-19. Ci sentiamo di ringraziare tutti gli amici e clienti che hanno manifestato tutta la loro solidarietà con centinaia di chiamate e messaggi. Siamo orgogliosi di aver gestito con consapevolezza e serietà questa difficile situazione. Ogni polemica inutile o psicosi è lasciata alle spalle. Da oggi – concludono – possiamo dire che il Tucano’s Beach è Covid-free e che ripartiremo, come abbiamo sempre fatto, con la nostra consueta grinta ed energia, nel completo rispetto delle regole».

Sulla questione è intervenuto anche il consigliere di minoranza di Fratelli d’Italia di Porto San Giorgio Andrea Agostini. «Era proprio indispensabile questa comunicazione? Me lo domando perché il danno procurato all’attività commerciale (lo stesso è accaduto pochi giorni prima ad un’altra attività sul litorale di Porto Sant’Elpidio) è evidente, malgrado i proprietari mi pare si siano dimostrati impeccabili per senso di responsabilità, correttezza e professionalità. Si obietterà che di fronte al bene primario della salute, tutto, ragioni imprenditoriali di un esercente compreso, passano in secondo piano. Vero, ma sono il solo a pensare che la psicosi generata da questo annuncio non abbia prodotto nulla di positivo? Ho assistito a reazioni scomposte da parte di chiunque abbia frequentato lo stesso locale quella sera o si sia anche solo avvicinato. Ho visto una spropositata criminalizzazione e una quasi caccia all’uomo verso il presunto untore, che sì, avrebbe potuto comportarsi in modo più responsabile, ma non è certo un delinquente».

«Dove sono finiti tutti i dibattiti intorno alla app Immuni, sull’esigenza di contemperare riservatezza e prevenzione e di avere massima cura della privacy, quando si annuncia urbi et orbi il nome di un locale, con la prevedibile reazione che nell’opinione pubblica questo venga considerato un covo di appestati? – la domanda di Agostini -. Credo che un’azione mirata, fatta di controlli e avvisi telefonici a tutti i commensali di quella famosa cena, facilmente rintracciabili, sarebbe stata più opportuna, più sobria al fine di evitare reazioni smisurate, rispettosa di un’attività commerciale che rischia di subire serie conseguenze, nonostante sia esente da qualunque colpa».

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