Osimo

A Castelfidardo il primo business event dedicato alle imprese per tornare a creare valore. Il punto con l’analista Filippo Barbetta

L'evento "In prima fila" è ideato e organizzato nelle Marche da Tai-Think About it. «Gli strumenti per tornare a crescere fanno riferimento in primis alla digital transformation», spiega Barbetta

CASTELFIDARDO – Studiosi di economia, giornalisti e intellettuali animeranno “In prima fila”, il primo business event nato per raccontare alle imprese come i territori possono tornare a creare valore in un mondo che cambia, che si terrà dalle 16 il 17 giugno nella sala meeting di Garofoli a Castelfidardo. Da decenni i più celebri settori industriali italiani tradizionali, dall’abbigliamento all’agroalimentare, dall’arredamento alle automobili, sono simboli d’eleganza e qualità.

«Nel tempo hanno imposto, nel mondo, un paradigma culturale proteiforme espresso dall’interpretazione peculiare che le economie locali di territori distinti ed operosi hanno saputo dare alla gioia di vivere, al lifestyle ma quali sono gli strumenti per far “navigare” lo spirito di questa cultura imprenditoriale e delle terre dove è nata oltre l’attuale fase dell’economia globale? È un interrogativo che troverà risposte concrete al primo business talk nazionale sul New Made in Italy in grado di misurare annualmente la capacità dei territori di creare valore e di essere protagonisti del mercato mondiale», spiegano gli organizzatori dell’evento. L’appuntamento è ideato e organizzato nelle Marche da Tai-Think About it, una delle più dinamiche ed affermate realtà europee nel progettare percorsi di internazionalizzazione d’impresa. Tra i protagonisti uno dei più noti studiosi di economia del Paese, il già direttore del Dipartimento Affari Fiscali dell’Fmi e commissario governativo per la revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli, l’editorialista, saggista e giornalista economico Davide Giacalone (direttore de La Ragione), il giornalista, conduttore radiofonico e televisivo Fulvio Giuliani, il giornalista, analista e scrittore Andrea Pamparana (già vicedirettore del Tg5). Nel fitto carnet di domande e spunti del moderatore Loris Comisso, si alterneranno le analisi di economisti, sociologi, analisti finanziari ed editorialisti di rilievo nazionale ed internazionale.

Filippo Barbetta
Filippo Barbetta

Abbiamo parlato con Filippo Barbetta, analista ed anima di Tai. «Considerando esclusivamente l’industria manifatturiera le società di proprietà raggiungono il 60%, seguite da quelle di capitale (al 36). Il 94% nelle Marche sono micro-imprese con meno di 10 occupati, le piccole e medie imprese sono il 5,6 mentre le aziende con più di 250 occupati sono soltanto lo 0,1. Occorrono importanti strumenti di crescita», afferma Barbetta.

Quali azioni devono compiere le pmi marchigiane per reggere l’urto del mercato globale?
«L’impatto della pandemia – come indicato nell’ultimo report annuale della Regione Marche – ha portato ad una forte contrazione delle attività imprenditoriali, penalizzando moltissimi settori. In particolare le micro e piccole imprese hanno, rallentando la crescita, dovuto intervenire nelle loro organizzazioni per mantenere un equilibrio economico idoneo al periodo. Senza considerare quelle che purtroppo non ce l’hanno fatta. Gli strumenti per tornare a crescere fanno riferimento in primis alla digital transformation. Durante la pandemia molte pmi hanno dovuto utilizzarli obbligatoriamente, con video chiamate, document repository in modalità cloud e condivisioni via web. Tale fatto ha confermato che le tecnologie permettono di riorganizzare ed ottimizzare le attività lavorative sia a livello locale che internazionale, con performance di assoluta garanzia nella gestione e sicurezza del dato. Si rende perciò necessario da parte delle aziende incrementare ulteriormente gli strumenti tecnologici integrandoli alle attuali organizzazioni. Gli indicatori confermano che i trend di crescita sono incoraggianti e se accompagnati dai giusti strumenti tecnologici rendono più performanti le attività intra e interaziendali, rendendo fluido il meccanismo di filiera. Le azioni delle pmi devono inoltre puntare a sostenere in maniera costante l’innovazione e la ricerca e lo sviluppo. Questo accrescerebbe in modo particolare l’investimento sui giovani rivitalizzando il cuore delle nuove organizzazioni aziendali per farle competere nei mercati internazionali».

Quali sono i fattori di forza e quelli di debolezza dell’economia marchigiana?
«Senza dubbio la Regione Marche spicca già da tempo con distretti di eccellenza riconosciuti a livello mondiale. Questo permette alle imprese leader di creare un costante indotto e di far crescere di conseguenza le micro e piccole imprese della zona. I punti di forza su cui si basano le fondamenta dell’imprenditoria marchigiana sono l’eccellenza dei prodotti e la costante creatività che mettono in campo per diversificare e migliorare. Questa potrebbe essere però un’arma a doppio taglio in quanto l’essere troppo orientati al prodotto produce in alcune occasioni un effetto contrario, ovvero di debolezza, che si manifesta nel non riuscire a mantenere il “timone a dritta”sugli aspetti di mercato, sulla ricerca delle opportunità internazionali e sulla scelta di quali mercati potrebbero essere migliori rispetto ad altri. La reattività ai cambiamenti dell’imprenditore marchigiano è da sempre un punto fermo delle pmi del territorio locale, ma in più di un’occasione si tendono a non condividere le nuove idee, lo sviluppo aziendale e le iniziative con il resto della filiera. A volte la preoccupazione maggiore si manifesta nel timore di trasferire eccessive informazioni considerate strategiche e non divulgabili, senza però percepire che la mancanza di una cooperazione ed integrazione di alcune informazioni produce un effetto di isolamento dai partner commerciali o produttivi e di conseguenza crea maggiori costi per il raggiungimento degli obiettivi desiderati».

Può esistere un New Made in Italy?
«Dobbiamo accettare che le regole del gioco cambiano e continueranno a farlo e alcune scelte strategiche di qualche mese fa potrebbero essere messe in discussione. Dare “valore” ed “emozionare” è la nuova sfida, il nuovo Made in Italy, ciò che ci potrebbe rendere unici nel panorama nazionale ed internazionale. Condividendo le opportunità, rendendo esecutivo il concetto di rete e di filiera che pongono concreti obiettivi di sviluppo, innovando e valorizzando il capitale umano in termini di formazione e specializzazione e soprattutto ringiovanimento, quello che molto spesso tutti noi mettiamo in secondo piano perché non prioritario. Se riusciamo a vincere questa sfida e a rendere esecutivo questo nuovo concetto, saremo noi il nuovo riferimento per altri. Il primo talk del 17 giugno vuole essere il punto di partenza per un progetto di lungo periodo, con cadenza annuale. Lo definirei quindi un inizio di un percorso condiviso con l’imprenditoria del territorio».

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