Pesaro

Cantiano a due mesi dall’alluvione, il sindaco: «Crediamo nella ripartenza, ma gli unici soldi arrivati sono quelli della colletta»

Il sindaco Piccini: «Danni per 40 milioni di euro, ma le imprese non hanno avuto introiti. Vogliamo riprogettare il futuro, ma non da soli»

La piazza di Cantiano dopo l'alluvione

CANTIANO – A due mesi dall’alluvione che il 15 settembre ha colpito violentemente Cantiano i fondi arrivati sono pari a 0 euro. Anzi 400mila euro, ma sono quelli raccolti dalla colletta di solidarietà in provincia e da tutta Italia.

A fare il punto della situazione è il sindaco Alessandro Piccini: «È stata una bomba circoscritta in un piccolo territorio. A due mesi non è arrivato nulla, nessun ristoro, nessun sostegno. Ci è stata data possibilità di attingere alla somma per l’urgenza per incaricare le ditte e rimuovere i pericoli alla sicurezza e alla viabilità. Così abbiamo affidato lavori per 1 milione di euro a una 50ina di ditte».

I danni a Cantiano

Ma qui c’è già il primo nodo, che rischia di mettere sabbia negli ingranaggi dell’economia locale. «Chiaramente le imprese si aspettano di poter essere pagate, alcune hanno anticipato costi dei materiali, hanno avuto spese per il carburante. Abbiamo rendicontato una prima trance di schede per 288mila euro che dovrebbero essere primo anticipo per le aziende, ma ad oggi non abbiamo notizie. E le ditte sono esposte».

Alessandro Piccini, sindaco di Cantiano

La ricognizione dei danni è una cifra incredibile per un paese come Cantiano. «Ad oggi la somma tra i danni al patrimonio pubblico, la rete viaria, le infrastrutture, gli edifici pubblici e le aziende è pari a circa 40 milioni di euro. E quando parliamo di imprese facciamo i conti con 50 attività ferme e un 70% gravemente compromesso. C’è qualche timido segnale di ripartenza, sabato riapre il forno storico, hanno riaperto la farmacia, il fruttivendolo, l’edicola. Riaprirà la banca. Ma stanno tutti riaprendo a debito perché non è arrivato nessun ristoro se non la facilitazione per l’accesso al credito, ma questo significa fare altro debito. E non sarà possibile per tutti».

Il Comune aveva avviato una raccolta fondi. «Abbiamo avuto 400mila euro e ne abbiamo già distribuiti 191mila per 32 imprese. Ora proseguiamo».

Il sindaco mette le cose in chiaro: «Chiediamo una boccata d’ossigeno, soldi a fondi perduto. Questo poteva essere un’iniezione di fiducia. Ma la popolazione vuole sapere cosa fare. Rischiamo lo spopolamento: per ora nessuno ha lasciato Cantiano, c’è ancora un’idea di ripartenza. Ma vogliono sapere quanto e quando arriveranno i ristori. Serve onestà altrimenti si naviga al buio».

Un paese che vuole guardare seriamente al futuro: «Serve un rilancio a 360°, dobbiamo sistemare le infrastrutture e non perdere il turismo perché ad oggi il monte Catria non è accessibile. C’è ancora speranza che da questa tragedia possa nascere un’opportunità per fare di Cantiano un modello di gestione della ripartenza, ma non dobbiamo essere lasciati soli».

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