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Cambiamento climatico, Coldiretti Marche: «Agricoltura il settore più penalizzato. Lavorare su invasi e dispersione idrica»

La presidente Gardoni: «È una fase delicata: ci sono meno acqua e temperature più elevate e questo può portare sul lungo periodo a una modifica del paniere dei prodotti tipici»

Maria Letizia Gardoni, presidente Coldiretti

ANCONA – Il cambiamento climatico è sempre più un’emergenza che mette in crisi soprattutto l’agricoltura, il settore economico che più ne risente e quello più vulnerabile agli effetti del global warming, dai fenomeni estremi alla siccità. Se l’estate scorsa è stata caratterizzata da temperature elevate e scarse precipitazioni, l’inverno sta facendo parlare di sé per la siccità.

«Nelle Marche la situazione è meno grave rispetto ad altri territori, specie del nord del Paese, per quanto riguarda la siccità, – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente Coldiretti Marche – ma ha vissuto la situazione opposta con l’alluvione del 15 settembre scorso».

L’alluvione ha devastato Senigalliese e Pesarese causando 12 vittime, una persona dispersa e danni ingenti. «Nelle Marche le precipitazioni piovose si concentrano soprattutto in alcuni periodi dell’anno e a volte si riversano sul territorio in maniera molto violenta» prosegue, sottolineando che di queste piogge «raccogliamo solo il 10-11% dell’acqua piovana, una quota più bassa rispetto ad altri paesi europei dove raggiunge il 35-40%».

Secondo Gardoni, occorre «lavorare sulle infrastrutture idriche per cercare di incrementare la raccolta di acqua piovana». In questa direzione va il Piano Laghetti di Coldiretti. «In Italia il Piano Laghetti prevede la realizzazione di circa 10mila invasi» utilizzabili per la raccolta di acqua da destinare all’agricoltura; spiega: «Si possono recuperare gli invasi già esistenti e le ex cave, e nella nostra regione la dotazione di questi invasi può soddisfare le esigenze, ma è necessario ripulire molti di questi dai detriti che si sono accumulati nel tempo e dai depositi di fango».

Insomma ci sono margini di miglioramento nel recupero dell’acqua piovana, ma «si può pensare anche alla ricarica delle falde e dei laghi già esistenti», soluzioni che non impattano sull’ambiente. Accanto a questo per Gardoni è necessario ridurre la dispersione idrica. «Dalle condutture c’è spreco di acqua di circa 1/3, una dispersione non più accettabile. Bisogna migliorare il sistema esistente e creare condizioni migliorative».

Guardando all’altra faccia della medaglia del cambiamento climatico, quella dei fenomeni estremi, secondo la presidente di Coldiretti Marche la priorità è mettere in sicurezza i fiumi e contrastare la cementificazione delle sponde. Insomma per l’agricoltura, quella attuale, «è una fase molto delicata: ci sono meno acqua e temperature più elevate e questo può portare sul lungo periodo a una modificazione del paniere dei prodotti tipici del territorio anche nelle Marche».

L’agricoltura, evidenzia Gardoni, si sta interrogando sulle possibili soluzioni, come ad esempio «l’anticipazione di alcune colture, l’abbandono di varietà che richiedono più acqua in favore di quelle che ne richiedono meno». Intanto però gli agricoltori di Coldiretti da tempo sono impegnati nell’efficientamento dei sistemi di irrigazione che portano ad un risparmio di acqua tra il 35 e il 40%.

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