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Caccia al lupo, parla un cacciatore marchigiano: «Il problema c’è ma la soluzione non può essere questa»

Il punto di vista fuori dal coro di un cacciatore: «Il lupo svolge anche un ruolo importantissimo nella catena alimentare e nel contenimento di quelle specie che se proliferassero senza controllo rappresenterebbero un danno e un pericolo anche maggiore rispetto al lupo stesso»

Uno dei lupi a spasso a Gabicce (foto Fabio Persichella)
Uno dei lupi a spasso a Gabicce (foto Fabio Persichella)

PESARO URBINO – Riaprire la caccia selettiva del lupo. È questa la proposta di cui si sta dibattendo in Regione in questi giorni. Un’opzione che ha suscitato un vespaio di polemiche e divide le forze politiche, le associazioni ambientaliste ma anche i cittadini. I tanti avvistamenti di lupi, sempre più a ridosso dei centri urbani, preoccupano i cittadini, soprattutto quelli delle zone più rurali. Poco tranquillizza la statistica che, ad onore del vero, non menziona attacchi all’uomo da oltre mezzo secolo.

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Sulla delicata questione abbiamo trovato un cacciatore disposto a prendere posizione e cercare di dipanare l’annosa matassa. Alessandro (nome di fantasia), 38enne con la passione della caccia, cresciuto in una famiglia dove si pratica da sempre l’attività venatoria, a differenza di tantissimi altri colleghi che nicchiano davanti ad un microfono, una telecamera o un taccuino, ha deciso di spiegare il suo punto di vista a partire proprio dal motivo per cui i cacciatori ufficialmente stanno rimanendo in silenzio sulla vicenda: «Se le devo dire la risposta politicamente corretta è che ogni cacciatore sulla questione della riapertura della caccia al lupo ha il proprio pensiero ma la realtà è che la maggior parte dei miei colleghi è favorevole a questa decisione ma preferiscono soprassedere perché sanno benissimo che è una risposta impopolare… si rischia di avere gli animalisti sotto casa, però il pensiero della maggioranza è questo ed i motivi sono almeno due: il lupo è un concorrente del cacciatore per giunta molto bravo nel suo mestiere… il secondo è che, nelle zone più rurali, ad alta densità di cacciatori, spesso sono presenti anche gli allevamenti che, nonostante le accortezze, stanno subendo un numero ingente di danni…».

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Alla luce di quello che mi ha detto lei è favorevole o contrario?
«In tutta sincerità, sono contrario alla riapertura della caccia al lupo. Lo reputo non solo un animale bellissimo ma che svolge anche un ruolo importantissimo nella catena alimentare e nel contenimento di quelle specie che se proliferassero senza controllo rappresenterebbero un danno ed un pericolo anche maggiore rispetto al lupo stesso. Vede generalmente i cacciatori vengono dipinti come persone poco rispettose dell’ambiente e degli animali: non è così per me e per molti miei colleghi».

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Quindi che soluzione propone?
«La questione è complessa e non risolvibile con un colpo di spugna: bisogna prima fare chiarezza e mi permetta, non sempre gli organi di informazione aiutano in questo: da una parte abbiamo i giornali che sbattono in prima pagina segnalazioni che offrono il fianco dall’allarmismo, dall’altra abbiamo associazioni ambientaliste o di animalisti che arrivano a volte a negare la realtà con il risultato che la maggior parte della gente è confusa ed invece di prendere atto della complessità del problema si schiera riducendo la questione tra favorevoli e contrari. Le dico che viene mistificata la realtà perché dire che i lupi ci sono sempre stati e che è tutto nella norma è una mezza verità: ci sono sempre stati? Sì, ma mai come negli ultimi 2/3 anni hanno iniziato a spingersi vicino ai centri abitati; gli attacchi agli allevamenti erano casi relativamente rari, non la norma. Poi la questione di ibridi o cani selvatici su cui tanto puntano gli animalisti secondo me svia solamente il problema: i lupi sono ibridazioni, i cani selvatici sono un’altra cosa e da noi, parlo delle provincie di Ancona e Pesaro dove mi muovo con frequenza per caccia o escursioni, non rappresentano più un problema da tantissimo… comunque un problema c’è, e per quanto ritengo che sia quasi impossibile che inizino ad attaccare gli uomini il problema c’è, inutile negarlo: in primis per gli allevatori, in secondo per i privati che hanno comprensibilmente paura: lei un bimbo di 4 o 5 anni lo lascerebbe da solo nel giardino di casa?io mia figlia non ce la lascio. Che fare quindi? Gli enti pubblici a mio avviso dovrebbero stanziare dei fondi per gli allevatori per implementare la sicurezza: reti più alte e più profonde, cani maremmani… costerebbe meno che dover risarcire ogni volta i danni. Per i privati? In tutta sincerità non saprei, però le confermo quello che ho detto all’inizio: la riapertura della caccia porterebbe molti più danni che benefici».

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