Attualità

Illegalità in discarica

«I comuni e le regioni sono terrorizzati dallo scoprire siti da bonificare». L'avvocato Tiberi e l'inviato Ciociola raccontano a Jesi la faccia "sporca" del nostro Paese

JESI – Un viaggio tra i rifiuti con l’avvocato Roberto Tiberi del Foro di Ancona e Pino Ciociola, inviato speciale di Avvenire. Tanti spunti interessanti venerdì pomeriggio alla Fondazione Colocci, per l’incontro “La terra dei fuochi. Campania, Italia”, organizzato dall’associazione Forense Jesina, il gruppo Agende Rosse di Ancona e provincia, con la collaborazione dell’Ordine degli Avvocati di Ancona.

La relazione dell’avvocato Tiberi

«Si è sviluppato un fenomeno che ha fatto sì che sull’intero territorio nazionale si creasse, come di fatto si è creata, una diffusa situazione di illegalità nella gestione dei rifiuti», si legge dall’ultima relazione annuale della Direzione nazionale antimafia. L’avvocato Tiberi ha focalizzato l’attenzione sul reato di omessa bonifica dei siti inquinati (disciplinato dall’art. 257 del t.u. Ambientale): «Bonificare è oneroso, i comuni e le regioni sono terrorizzati dallo scoprire siti da bonificare». Numeri interessanti, seppur parziali, fotografano la situazione in Italia: la Toscana è la regione con più siti inquinati, 1050, il Piemonte ne ha 466, le Marche 297, la Campania 183. La questione è molto articolata: «Si potrebbe osservare che al Sud i casi sono numericamente inferiori ma più gravi. Questo però non è completo: penso al triangolo industriale Milano-Torino-Genova, nel quale, negli anni Sessanta, è stato versato di tutto. Sono siti che nessuno bonificherà mai perché troppo oneroso e costa di meno lasciarli così. Bisognerebbe allora interdire queste aree all’uso pubblico e privato».

Pino Ciociola alla Fondazione Colocci

Nelle Marche attualmente c’è un solo sito di interesse nazionale, sui 39 che sono complessivamente in Italia: declassato, non certo per gravità, il basso bacino del Chienti rimane quello di Falconara. Legambiente nel 2014 era tornata ad occuparsi dei gravi problemi ambientali di Falconara Marittima e nel rapporto scriveva: «L’area coinvolta comprende 108 ettari di proprietà private degli stabilimenti Api, Ex Montedison, Ex Enichem, Aerodica Spa, Ex Fibrocementi, Ex Liquigas, diverse aree RFI; 1.200 ettari di area marina antistante gli stabilimenti industriali, l’area ex Antonelli e il Campo sportivo Parrocchia Montemarciano».

Negli anni si sono stretti legami fra industria, pezzi dello Stato e mafie per la gestione soprattutto degli ottanta milioni di tonnellate l’anno di rifiuti tossici e speciali prodotti nel nostro Paese. Immaginabili le conseguenze sulla salute: «L’Istituto superiore della Sanità stima che in Italia il picco di mortalità per malattie legate all’amianto si avrà tra il 2015 e il 2020 – ha aggiunto Ciociola – Questo è evidente a Casale Monferrato dove stanno morendo ex lavoratori ma anche familiari che entravano in contatto con gli abiti sporchi di questo materiale». Non parliamo, purtroppo, di casi isolati: a Giugliano la terra fuma senza bruciare come mostra con dovizia di particolari il video Reset, realizzato dallo stesso Ciociola nel 2015. Scene da film postapocalittico con le forze dell’ordine che scrivono sui muri della ditta, ormai dismessa, “Vietato entrare, area contaminata”. Due anni fa il Commissario alle Bonifiche, Mario De Biase, paragonò Giugliano a Chernobyl. L’Eurocompost nel comune campano di Orta di Atella è una storia simile, doveva occuparsi di attività di recupero di bio-masse attraverso il processo di compostaggio.

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