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Berloni cucine, l’ex Amministratore racconta cosa sta accadendo al marchio in liquidazione

In una lettera alla città, Roberto Berloni, AD della società pesarese fino a poche settimane fa, svela la sua verità: «I soci taiwanesi hanno dimostrato una totale indifferenza sugli effetti devastanti per dipendenti, clienti, fornitori. La speranza di salvarla è accesa»

Roberto Berloni

PESARO – La sua verità per chiarire cosa sta accadendo alla Berloni cucine. L’azienda è stata messa in liquidazione qualche settimana fa e ora il liquidatore ha dato un ultimatum ai possibili investitori per presentare delle offerte, il 15 gennaio.

A Parlare è Roberto Berloni, fino a poche settimane fa Amministratore della società Berloni Group Srl. Pubblichiamo la sua lettera perchè le parole vengono pesate e soppesate.

«Ho deciso di scrivere questa lettera per chiarire alcune cose dopo aver letto alcuni articoli su un quotidiano locale e dopo che mi hanno riferito di alcuni commenti pubblicati sui social – scrive Roberto Berloni – Mi sento in dovere di farlo per il rispetto dovuto a tutti i dipendenti, clienti, fornitori, oltre che ai professionisti che in questi anni hanno collaborato con la Berloni Group. La Società nasce dall’accordo tra noi, figli di Marcello Berloni e Michael Chiu, già nostro importatore esclusivo per Taiwan. Tra alcune proposte, tutte da investitori stranieri, ricevute nel 2013, scegliemmo lui perché promise continuità produttiva a Pesaro e di poter apportare grandi volumi di fatturato dalla Cina e dall’Asia in generale, dove la sua società di famiglia – HCG – possiede diverse fabbriche (sanitari, ricoprimenti ceramici, ecc.) e opera da anni con successo nella fornitura alla costruzione e nel retail. Mr. Michael Chiu è il Presidente di Berloni Group Srl dal primo giorno di attività nonchè il responsabile di Berloni Asia, la struttura tecnico-commerciale che avrebbe dovuto promuovere e gestire le vendite in quel continente. Fece la stessa promessa anche agli altri due investitori, Mr.David Tu e Mr. Alex Wang che, poco dopo, si unirono alla compagine societaria. Berloni Group aveva due Amministratori, io con responsabilità su Sviluppo Prodotto, Produzione, Commerciale (escluso il mercato Asiatico) e Marketing, e la Sig.ra Sharon Yen con responsabilità su Acquisti, Amministrazione e Finanza, Personale e Controllo di Gestione, questo fino a settembre 2019, quando è poi rientrata a Taipei per fine mandato.

Ogni anno si facevano budget e business plan quinquennali; puntualmente arrivavano promesse di milioni di euro di fatturato dalla Berloni Asia, che avrebbero garantito il mantenimento dell’attuale struttura produttiva. Non abbiamo mai intrapreso misure di contenimento costi più drastiche, perchè le gare d’appalto a cui avevamo partecipato “erano nostre al 90%” secondo quanto ci veniva riferito e si parlava di migliaia di cucine. Tutti i soci, i consulenti, la società di revisione, le banche, i sindacati, gli amministratori, i dipendenti sapevano di queste stime e, soprattutto, i soci di maggioranza taiwanesi hanno continuato, ogni anno, a coprire le necessità con nuova finanza, convinti che tali previsioni si sarebbero avverate.
Inoltre, i soci, fatto non secondario, avevano a inizio 2019 assicurato alla Società di Revisione, la copertura delle eventuali necessità di liquidità anche per tutto il 2020. Commercialmente i risultati sono continuati ad arrivare, con la sola eccezione del mercato gestito da Berloni Asia; abbiamo registrato incrementi medi annui superiori al 20% con più di 50 nuovi rivenditori all’anno e, a settembre 2019, un totale di quasi 500 rivenditori tra Italia (mercato principale) ed estero.
A marzo 2019, preso atto che le commesse asiatiche tardavano a maturare, insieme ad alcuni consulenti e ai manager dell’azienda, abbiamo iniziato una revisione dei costi in base al reale sviluppo dei mercati con un nuovo piano di gestione. Abbiamo portato nel secondo quadrimestre, contrariamente a quanto scritto sulla stampa, le perdite a un terzo di quelle del primo quadrimestre. Con il costante incremento degli ordinativi e con una piccola ristrutturazione, anche senza le vendite del mercato cinese, avremmo ottenuto un’ulteriore riduzione, potendo raggiungere il breakeven point già a fine 2020.

Detto questo qualcuno si farà la domanda che ci siamo fatti tutti: perchè allora questo epilogo?
Non esiste una vera logica, ci sono però dei fatti certi. Uno dei soci, Mr.Alex Wang, stanco di vedere le promesse di fatturati dalla Berloni Asia disattese, con conseguente necessità di ulteriori apporti di liquidità, ha chiesto agli altri soci di poter acquisire la maggioranza a condizioni definite “non accettabili” dagli altri due partner che non lo hanno assecondato e hanno “freddamente messo in liquidazione la società” convinti di poter gestire le conseguenze senza grandi ripercussioni. I Soci Taiwanesi hanno la forza finanziaria per assorbire il rischio di perdere tutto quanto investito in questi 5 anni, ma purtroppo con la messa in Liquidazione, hanno dimostrato una totale indifferenza sugli effetti devastanti per dipendenti, clienti, fornitori.
Abbiamo commesso errori, ma non accettiamo colpe non nostre e, soprattutto, non meritiamo l’accusa di apparire come quegli “imprenditori che hanno fatto scelte a discapito dei lavoratori, dei clienti e dei fornitori” perchè abbiamo investito tutto, incluso il nostro cuore, la nostra dignità, la nostra storia, oltre ai nostri beni, per continuare a garantire un futuro a tutti.
Nonostante quanto accaduto, ci stiamo ancora adoperando per mantenere accesa la speranza di continuità della produzione e del Marchio, per evitare lo smembramento della Società».

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