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Bazar e cibi etnici, Cna Pesaro: «Favorevoli a limitazioni nei centri storici»

Per gli artigiani «occorre ridare dignità alle attività locali che valorizzano piatti, prodotti e gastronomia del territorio»

panino con carne di kebab
(Foto di 2sif Farooqui da Pixabay)

PESARO – Limitazioni nei centri storici per negozi etnici, bazar e cibi esotici. La Cna ne chiede l’applicazione.

Artigiani al centro, l’iniziativa che CNA di Pesaro e Urbino sta portando avanti per riportare botteghe, piccolo commercio e ristorazione tipica all’interno dei centri delle città, vede oggi una novità a livello legislativo e un argomento di discussione e studio in più. È stata approvata infatti una modifica all’articolo 3 del Decreto legislativo 223/2006 che sostituisce il comma 2 dell’articolo 31 del Decreto 201 del 2011.

Una norma ripresa recentemente anche dalla stampa nazionale che ha riportato il dibattito aperto in alcune importanti città italiane (Firenze, Bergamo, etc.) per la “messa al bando” circa nuove aperture di esercizi con “cibi etnici” nei centri storici.
Il nuovo comma 2 dell’articolo 31 del dl n. 201/2011 prevede infatti che Regioni, città metropolitane e Comuni possono prevedere – d’intesa con le associazioni degli operatori e senza discriminazioni tra essi – limitazioni all’insediamento di determinate attività commerciali in talune aree o comunque l’adozione di misure di tutela e valorizzazione di talune tipologie di esercizi di vicinato e di botteghe artigiane, tipizzati sotto il profilo storico-culturale o commerciale, anche tramite costituzione di specifici albi volti a valorizzarli.

«CNA Agroalimentare di Pesaro e Urbino, pur favorevole alla libertà di intrapresa di qualunque nazionalità, colore, provenienza e tradizione, considera tale provvedimento non limitativo ma semmai volto a tutelare valore, tradizione, qualità della ristorazione italiana e delle tipicità del territorio.

In centri storici sempre più assediati da catene commerciali in mano a multinazionali; negozi in franchising, bazar ed ora anche con una massiccia presenza di ristorazione multietnica, occorre ridare dignità alle attività che valorizzano piatti, prodotti e gastronomia del territorio. Quei piatti che soprattutto il turista cerca come distintivi del posto che sta visitando. Non certo in una visione di sterile protezionismo, quanto per restituire alle vie del centro quei “colori”, sapori, profumi che ne hanno sempre caratterizzato la storia e la tradizione».

Cna Agroalimentare di Pesaro e Urbino conclude: «In una visione ispirata dal buon senso riteniamo che cibi etnici e attività che somministrano piatti di altri paesi e/o continenti possono tranquillamente esercitare la propria attività ovunque. E’ preferibile però che le istituzioni adottino non già dei divieti nei confronti di quelle già operanti ma introducano semmai limitazioni al rilascio di nuove licenze, ovviamente in riferimento ai centri storici».

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