Attualità

Aziende nel comprensorio fabrianese, più ombre che luci

I sindacati tracciano il bilancio di fine anno sulla situazione occupazionale e industriale nel distretto di Fabriano. Ancora molte criticità per varie aziende ma per fortuna non mancano le eccezioni

FABRIANO – Il 2016 all’insegna delle luci e delle ombre dal punto di vista aziendale a Fabriano. «Ci sono molte criticità insieme ad alcune eccellenze. Di certo, il comprensorio fabrianese continua a soffrire», il commento unanime dei massimi rappresentanti sindacali territoriali, Andrea Cocco per la Fim, Vincenzo Gientilucci per la Uilm e Fabrizio Bassotti per la Fiom. Quest’ultimo, con l’avvento del 2017, lascerà di occuparsi del territorio fabrianese, ad eccezione della Whirlpool, per passare sullo jesino. Al suo posto, Pierpaolo Pullini, che proviene da Ancona.

Le ombre rischiano di diventare croniche. Si parte con la JP Industries dell’imprenditore cerretese, Giovanni Porcarelli, che ha acquistato l’ex comparto bianco della Antonio Merloni costituito dagli stabilimenti cittadini di Santa Maria e Maragone, e da quello umbro di Gaifana. Riassumendo 700 lavoratori ex Ardo. Porcarelli ha, anche, vinto la causa contro un pool di banche – creditori della Antonio Merloni – che avevano impugnato la vendita giudicandola eccessivamente esigua per quel che riguarda il prezzo. Per i giudici non è stato così. «Da allora, però, è tutto fermo e si lavora a singhiozzo.

 

TI POTREBBE INTERESSARE:
Ex Ardo: accordo di programma verso la scadenza.
Probabile una nuova proroga

I tecnici del ministero dello Sviluppo economico stanno lavorando per cercare di trovare un accordo fra Porcarelli e le banche perché rimangono le difficoltà di finanziamento per il piano industriale presentato dall’imprenditore», conferma Gientilucci. Porcarelli ha presentato un piano industriale dicendosi disposto ad investire 16milioni di euro per nuovi prodotti e 20milioni di euro in ricerca e sviluppo. Questo significherebbe, ovviamente, una produzione più continuativa, sfruttando anche l’ombrello della nuova proroga, a salvaguardia del reddito per le tute blu, della cassa integrazione per altri 21 mesi, fino a quasi tutto il 2018.

«Le banche hanno chiesto maggiori dettagli e siamo fiduciosi che si possano trovare finanziamenti per far ripartire gradualmente la produzione in modo da far tornare, in tre anni, tutti i lavoratori in fabbrica», evidenzia Gientilucci. Secondo Cocco, «da info non ufficiali, sembra che ci siano buone possibilità». Per Bassotti, invece, «preoccupa il fatto che l’imprenditore non si faccia più sentire».

Ad agitare, lo scenario imprenditoriale comprensoriale, anche il Ghergo Group. L’imprenditore osimano ha acquisito l’ex ramo bombole della Antonio Merloni con stabilimenti a Sassoferrato e Matelica. «La famiglia ha ripreso in mano tutta la gestione industriale, non avvalendosi più di un Ad e di un Dg esterno.

A Sassoferrato sono stati portati a termine finanziamenti per i macchinari e si sta lavorando con continuità. Lo stesso vale per Matelica, anche se c’è da ricostruire una parte del tetto del capannone danneggiato dallo sciame sismico di questi mesi. Ma tutto ciò non influisce con la produzione. I problemi sono per lo stabilimento di Porto Recanati. La situazione resta complicata e si ripercuote anche su Sassoferrato e Matelica. Abbiamo richiesto ai Ghergo di calendarizzare, entro gennaio, un nuovo incontro per poter visionare il piano industriale», le parole di Cocco. Per i lavoratori, «c’è, comunque la cassa integrazione straordinaria a rotazione, tranne che per Sassoferrato perché la produzione delle bombole tira ancora bene», evidenzia Gientilucci. Sospende il giudizio Bassotti, «in attesa del nuovo piano industriale».

Un’azienda che sembra non trovare pace è anche la Tecnowind che produce cappe aspiranti. «Si sta procedendo alla cessione dell’azienda, sembra ad un gruppo americano, ma attendiamo ancora l’ufficialità. Intanto, per i lavoratori sono partiti i contratti di solidarietà dal primo dicembre scorso», il commento dei tre rappresentanti sindacali.

Chi, invece, ha già cambiato proprietà è la Best, azienda del comparto cappe. Si è passati dagli americani della Nortek, al fondo finanziario inglese Melrose. «Hanno da poco festeggiato al teatro Gentile una ricorrenza, ma c’è da evidenziare come molti operai siano stati posti in cassa integrazione a zero ore, bisogna capire le prospettive con il nuovo proprietario», dichiara Bassotti. «La preoccupazione rimane alta visto il passaggio di proprietà, perché gli inglesi sembrano più una società finanziaria che industriale, quindi la guardia resta alta», gli fa eco Gientilucci. «Di positivo il fatto che abbiano confermato il progetto industriale in essere, compreso l’accordo sindacale», chiosa Cocco.

Fin qui, le ombre. Per quel che riguarda le luci, bene la Ariston Thermo Group con buone prospettive di apertura dei mercati nord-americani attraverso l’acquisizione di un’azienda canadese. Bene la Faber, azienda che produce cappe di proprietà della multinazionale svizzera Franke. «Addirittura, nei prossimi giorni avremo la stabilizzazione di alcuni lavoratori interinali e la proroga del premio di risultato. Un segno in controtendenza», evidenziano le parti sociali.

Restando nell’ambito del comparto delle cappe, gode di buona salute anche la multinazionale fabrianese, Elica. «Si è proceduto a rifirmare il contratto di solidarietà per il 2017 e ad aprile ci sarà un nuovo incontro per il piano industriale che stanno preparando, a seguito dell’ingresso del nuovo Ad, Antonio Recinella. Si spera che nel 2018 si possa far lavorare tutti i lavoratori, attraverso finanziamenti mirati e complementari al business delle cappe. In tal senso, a Cerreto si stanno producendo un piano cottura con una cappa sovrastante, un prodotto ad alto valore aggiunto. Pensano nel 2017 di realizzare attorno ai 15mila pezzi. Potrebbe essere una nicchia di mercato in grado di far lavorare tutti i lavoratori», il pensiero di Gientilucci. «I segnali sono positivi, come ad esempio il rinnovo dell’accordo sul premio di risultato. Attendiamo il nuovo piano industriale che ci auguriamo possa garantire occupazione ed investimenti negli stabilimenti italiani», le dichiarazioni di Cocco e Bassotti.

Infine, la Whirlpool che ha acquisito la Indesit. «L’implementazione del piano industriale sta andando avanti bene. Alto il valore dei finanziamenti che hanno riguardato Melano e, ancora per qualche mese, rimarrà aperto lo stabilimento di Albacina in attesa dello spostamento definitivo delle presse. Speriamo che nel 2018, con il pieno regime del piano, tutti gli esuberi possano essere riassorbiti. La Whirlpool ci ha spiegato che nonostante il mercato del bianco stia crescendo, loro stanno perdendo un po’ di quota di mercato dovuta all’integrazione con Indesit per via dei costi. Dal 2017 sono fiduciosi di poterla riprendere», secondo Gientilucci. Per Cocco «i finanziamenti stanno andando bene, l’attività di produzione non è ancora a regime a Melano perché mancano alcune linee, compreso lo stampaggio di Albacina. Lo stabilimento di Melano ha cambiato completamente faccia. Anche al Ministero, l’azienda ha riconfermato gli obiettivi». «Le luci su Whirlpool sono tante. Sia per gli investimenti che vanno veloci e sia per l’utilizzo degli ammortizzatori sociali: le previsioni per inizio anno danno una drastica diminuzione del ricorso alla cassa integrazione, oggi 35% a gennaio si scende al 15% per l’arrivo di nuove produzioni e per il recupero di quote di mercato», conclude Bassotti.

LEGGI ANCHE:
Whirlpool e Regione, la crescita del territorio

 

Claudio Curti

Ti potrebbero interessare