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Offida, morti nelle Rsa. Il legale dell’infermiere: «Non è un angelo della morte»

L'avvocato Tommaso Pietropaolo difensore insieme al collega Luca Filipponi, di Leopoldo Wick, parla di processo indiziario. Venerdì 19 giugno l’interrogatorio di garanzia

Anziani (foto di truthseeker08 da Pixabay)

ASCOLI PICENO – «È abbattuto da quanto è successo, ma è tranquillo e sicuro del fatto di essere innocente». Usa queste parole per descrivere lo stato d’animo del suo assistito l’avvocato Tommaso Pietropaolo, legale difensore di Leopoldo Wick, l’infermiere 57enne arrestato due giorni fa perché sospettato di essere il presunto autore di 8 omicidi e di 4 tentati omicidi ai danni degli ospiti della Rsa di Offida.

«Non è un angelo della morte» lo difende il legale che è anche presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ascoli Piceno. «Certamente sarà un processo nel quale ci difenderemo dimostrando l’estraneità dalle gravi accuse». L’avvocato che lo ha incontrato questa mattina nel carcere di Marino del Tronto dove è stato richiuso lo stesso giorno dell’arresto, parla di «processo indiziario» spiegando che «non ci sono prove».

Wick è difeso dai legali Luca Filipponi e Tommaso Pietropaolo, che lo seguono dagli inizi della vicenda, quando a fine febbraio 2019 l’infermiere aveva ricevuto l’avviso di garanzia per le morti sospette avvenute nella Rsa. Da allora l’uomo era stato allontanato dall’Azienda sanitaria che lo aveva impiegato nella piastra ambulatoriale di Ascoli Piceno dove registrava le impegnative e, assicura il legale Pietropaolo, «non somministrava farmaci né aveva contatti infermieristici con l’utenza». Il legale ricorda inoltre che l’uomo, una volta ricevuto l’avviso di garanzia, si era messo subito in ferie volontarie.

L’arresto, compiuto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Ascoli Piceno nella sua abitazione di Grottammare, è arrivato come un fulmine a ciel sereno sulla famiglia dell’uomo che ha anche un figlio 13enne.
«I familiari sono caduti dalle nuvole, mai avrebbero sospettato che il marito e il padre potesse essere accusato di fatti così gravi di cui non lo ritengono assolutamente capace – prosegue il legale – . Accuse pesanti che li hanno provati».

Le indagini sui fatti, avvenuti tra il gennaio 2017 e il febbraio 2019, erano partite in seguito alla segnalazione di una operatrice socio sanitaria della struttura che aveva riferito alcune stranezze ai carabinieri. Secondo l’accusa l’infermiere avrebbe eseguito ripetute e indebite somministrazioni di farmaci come promazina (un farmaco neurolettico), insulina (in soggetti non diabetici) e anticoagulanti, che in dosaggi non previsti o elevati, finivano per causare la morte dei poveri anziani. Inoltre l’uomo, somministrando farmaci non prescritti o in dosi eccessive, avrebbe abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri di infermiere.

«Bisognerà approfondire la natura del rapporto all’interno di quella struttura per acclarare la verità» precisa l’avvocato Pietropaolo, che evidenzia come la notizia della sospensione dall’Ordine degli Infermieri di Ascoli Piceno «certamente non gli farà piacere, ma credo sia un atto dovuto».

Per quanto riguarda la pistola ad aria compressa sequestrata la mattina dell’arresto il legale precisa che l’uomo si dedica al softair, una attività ludico-ricreativa che simula azioni militari senza sfociare nella violenza, «sono pistole che sparano vernice, è una sua passione» precisa.

Intanto va avanti il processo per peculato avviato un anno fa quando nell’abitazione dell’uomo i Carabinieri trovarono una decina di siringhe e lacci emostatici e dei sondini che gli sono valsi l’accusa di peculato: materiale del «valore di non più di 50 euro al massimo  – spiega il legale – che gli era servito per interventi fuori dall’ospedale».

Venerdì 19 giugno l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Annalisa Giusti che sarà in video collegamento dal Tribunale di Ascoli Piceno con il carcere di Marino del Tronto.

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