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Contro la violenza sulle donne, Latini: «Per le Marche puntiamo sulla rete regionale dei centri e sulle case rifugio»

L'assessore alle Pari opportunità commenta i dati relativi al report che fotografa la situazione nel 2019 e durante il lockdwn sul territorio. Dopo un primo crollo di richieste nella prima fase emergenziale, c'è stata una crescita

Giorgia Latini

ANCONA – «Denunciare la violenza e affidarsi ai Centri specializzati presenti sui territori». È l’invito rivolto alle donne dall’assessore regionale alle Pari opportunità Giorgia Latini in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. 

Fisica, sessuale, verbale, psicologica, economica, stalking, uxoricidio, femminicidio, delitto d’onore, assistita, sono molteplici le facce della violenza contro le donne, con maltrattamenti, percosse, abusi e minacce che avvengono soprattutto fra le mura domestiche e che purtroppo coinvolgo anche i minori, spettatori innocenti di questa efferatezza. Un fenomeno rilevante in Italia, che il lockdown ha ulteriormente accentuato.

I dati
Secondo l’ultima rilevazione Istat, condotta nel periodo marzo-giugno 2020 analizzando i dati relativi alle chiamate al numero verde anti violenza 1522, le richieste di aiuto telefoniche hanno subito una impennata durante il lockdown +119,6%, mentre quelle via chat sono quintuplicate, passando da 417 a 2.666 messaggi. Nelle Marche nello stesso periodo sono state complessivamente 127 le vittime che hanno chiamato il 1522, delle quali 45 nella provincia di Ancona, 33 a Pesaro Urbino, 19 nell’Ascolano, 16 nel Maceratese e 13 nella provincia di Fermo, più che raddoppiate rispetto al 2019 quando erano state 60.

Il lockdown
Dal report della Regione, realizzato in base ai dati dei centri antiviolenza e delle case rifugio nel periodo che va dal primo febbraio al 10 maggio 2020, emerge che, mentre nella prima fase dell’emergenza sanitaria si è registrato un drastico calo di richieste di intervento, nella seconda fase il numero di donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza è stato considerevole: complessivamente 165 delle quali 101 non conosciute dai servizi e solo 21 le donne inviate dal numero verde 1522. Inoltre nello stesso periodo 13 donne hanno interrotto o sospeso il percorso di uscita dalla violenza, e fortunatamente non si sono verificati episodi gravi.

Riduzione degli accessi molto elevata nelle case rifugio, dove sono stati solo 13 i nuovi ingressi. A causare il crollo di richieste di aiuto nella prima fase è stata soprattutto la difficoltà nel chiamare i servizi per la presenza costante del maltrattante a casa e la difficoltà nel trovare un luogo nella casa che garantisse la privacy del colloquio anche per la presenza dei figli.

Il 2019 in numeri
Analizzando i dati diffusi dalla Regione sulle richieste giunte ai cinque centri antiviolenza nel 2019 emerge un lieve calo dei nuovi contatti che segnano un -11,8%: sono 471 i casi di violenza sulle donne segnalati, 534 nel 2018 e 409 nel 2017. Una media di sei donne ogni 10mila abitanti che salgono a 8 nella provincia di Pesaro dove avviene il 30% dei casi di tutta la regione.

Il profilo delle vittime

Violenza

Nelle Marche un 32,7% ha un’età compresa tra 39 e 48 anni, è coniugata (36,9%), di origine italiana (73%) e ha figli (70%). Il 49,5% possiede un diploma di scuola media superiore, mentre il 39,6% lavora stabilmente. Da evidenziare che non tutte le donne svelano ai centri antiviolenza l’identità del maltrattante: nel 2019, sono 27 quelli tenuti nascosti.

L’assessore regionale alle Pari opportunità però invita a denunciare, perché spiega «solo denunciando possiamo veramente aiutare queste donne e far si che tante altre possano essere aiutate. L’obiettivo è ridurre questo fenomeno. Lo dobbiamo alle tante donne che sono morte in tutti questi anni e che purtroppo non sono riuscite a denunciare il fenomeno».

I dati prosegue, «sono purtroppo altalenanti e non abbiamo buoni segnali dai centri che si occupano di violenza contro le donne e soprattutto nel Nord delle Marche i numeri sono preoccupanti. Molto è stato fatto, penso soprattutto al “Codice Rosso” che ho convintamente votato quando ero in Parlamento». Il Codice Rosso prevede una corsia preferenziale per i reati di violenza contro le donne «molto importante in questi casi. Ma c’è ancora molto da fare» evidenzia.

Le iniziative della Regione

Palazzo Raffaello

Quali iniziative pensa di mettere in campo per contrastare questo fenomeno, anche in riferimento alla tutela dei figli minorenni, spesso vittime di violenza assistita?
«Nel Piano Sociale Regionale 2020-2022 vengono coinvolti vari settori: politiche sanitarie, della formazione istruzione e del lavoro, politiche abitative, politiche culturali con particolare riferimento alla cultura del rispetto delle differenze e delle pari opportunità, nonché di contrasto agli “stereotipi di genere”, soprattutto attraverso azioni coinvolgenti il mondo giovanile».

Due le linee di indirizzo individuate, consolidamento e sviluppo della rete regionale antiviolenza, integrazione e potenziamento dei servizi resi da Centri antiviolenza e Case rifugio-Accoglienza per donne vittime di violenza. «Vogliamo continuare ad affrontare questa lotta, in collaborazione con l’ampia rete territoriale – spiega l’assessore – mettendo in campo azioni di prevenzione e sensibilizzazione che agiscano soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, sapendo che il cambiamento culturale è alla base della crescita del rispetto nei confronti delle donne e dell’educazione alla parità di genere».

Ma al cambiamento culturale Giorgia Latini intende affiancare «un’efficiente azione di programmazione e supporto alla continuità e alla stabilità dei servizi, i quali, ad oggi, sono risultati essere concretamente utili alla donna per uscire dal suo vissuto violento. Nel contempo, occorrerà avviare azioni innovative sul versante dell’autore della violenza, al fine di evitare la vittimizzazione secondaria delle donne stesse e dei loro figli».

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