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Victoria in fuga dalla guerra con il figlio Alessandro: «Vorrei tanto riabbracciare la mia mamma e dirle quanto le voglio bene»

In fuga dalla guerra con il figlio malato oncologico, Victoria, 30enne ucraina, ci ha raccontato la sua storia nel giorno della Festa della Mamma che lei è costretta a trascorrere lontano dai suoi affetti

Victoria, mamma ucraina in fuga dalla guerra con il figlio Alessandro malato oncologico

ANCONA – «Nella mia famiglia abbiamo festeggiato sempre questa festa, perché abbiamo tanto rispetto e affetto per la famiglia ed i genitori. Adesso è molto doloroso essere lontana dai miei cari e vorrei tanto abbracciare la mia mamma e dirle quanto le voglio bene». Per la prima volta nella loro vita Victoria, una mamma ucraina di 30 anni e suo figlio Alessandro di 10 anni, si trovano a dover trascorrere la Festa della Mamma lontano dalla loro terra e dai loro affetti, dal marito e papà, dai genitori e nonni, dagli amici. Mai, appena un anno fa, avrebbe potuto immaginare di trascorrere questa ricorrenza in Italia, per colpa dell’invasione militare russa e del successivo conflitto.

Dalla fine di febbraio sono ospitati a Casa Galvani, la struttura di accoglienza in via Podgora, in Ancona, dove i volontari della Fondazione Ospedale Salesi e le Patronesse del Salesi si prodigano ogni giorno per far sentire queste mamme e i loro figli, affetti da gravi problemi di salute, come a casa loro.

Una storia, quella di Victoria e di suo figlio, Alessandro, che rispecchia quella di tante famiglie ucraine in fuga e divise dalla guerra, aggravata però dai problemi di salute del figlio, ricoverato presso l’oncologia pediatrica dell’ospedale Salesi. «Siamo venuti in Italia da Kiev – ci racconta grazie all’intermediazione di Tetyana Oytsyus, anche lei ucraina, laureata in economia e in Italia da 20 anni, perché Victoria non parla in italiano – . Il 24 febbraio quando è cominciata la guerra, eravamo in ospedale, nel reparto oncologico di Ohmatdyt dell’ospedale pediatrico di Kiev».

La famiglia di Victoria si è subito organizzata per mettersi al riparto, creando un bunker sotto la loro abitazione: «Il primo giorno di guerra abbiamo sistemato la cantina con materassi, cibo, acqua e ci siamo stati spostati là, dove siamo rimasti fino alla partenza per l’Italia. Abbiamo avuto tanta paura a causa dei bombardamenti che hanno colpito anche l’ospedale di Kiev, ma ringraziando Dio siamo rimasti vivi».

L’ospedale pediatrico Salesi di Ancona

Dopo la prima settimana trascorsa nella cantina – bunker «abbiamo deciso con la mia amica di portare via i bambini e continuare le cure fuori dall’Ucraina – racconta -. Abbiamo viaggiato tre giorni in macchina: come meta avevamo l’ospedale Salesi di Ancona dove, una volta arrivate, abbiamo potuto far proseguire le cure ai nostri figli».

Victoria e la sua amica, anche lei con un bambino ricoverato in oncologia, dell’età di soli 6 mesi, sono arrivate in Ancona grazie ad uno dei trasferimenti della Cross, Centrale Remota per le Operazioni di Soccorso Sanitario, attivata dal Dipartimento della Protezione Civile per il coordinamento del soccorso sanitario urgente dei cittadini ucraini, tramite MedEvac – Medical Evacuation.

Victoria è una donna tenace e forte, perché oltre ad occuparsi di suo figlio malato, aiuta, con grande spirito di solidarietà anche la sua amica e il figlioletto di sei mesi: una mamma che incarna perfettamente lo spirito della maternità, ovvero il donarsi.

«Qui ad Ancona sapevamo che avremmo trovato medici molto bravi e una sanità di alto livello – racconta Victoria – e una volta arrivate siamo stati accolti con tanta premura e cordialità, e i dottori fanno tutto il possibile per far guarire mio figlio, per farlo sentire un bambino sereno, felice e gioioso, grazie anche all’impegno de volontari della Fondazione e delle Patronesse».

Cosa significa per te essere in qui, in Italia, con tuo figlio? «Per me stare qua è una possibilità di vivere sereni e soprattutto di guarigione per mio figlio. Significa anche dormire e svegliarsi sotto il cielo sereno e non aver paura di sentire rumore, pensando che possa trattarsi di una bomba».

«Credo fermamente nella nostra vittoria e libertà – prosegue – una speranza che custodisco nel mio cuore. Sono convinta che faremo di tutto per vincere, perché siamo ucraini, una grande nazione. Adesso il mio più grande sogno è la fine della guerra e la pace nella mia terra, per poter finalmente ritornare a casa e abbracciare la mia famiglia e mia mamma dalla quale oggi, nel giorno della sua festa, sono costretta a stare lontana».

Quale è il tuo messaggio per le mamme italiane, che hanno la fortuna di vivere in un paese dove non c’è guerra? «Abbracciate i vostri figli e i vostri cari, dimostrate sempre il vostro affetto, apprezzate ogni attimo passato insieme, senza dare niente per scontato. Non c’è niente più prezioso della famiglia e della mamma».

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