Attualità

Assistenza e ricerca, i progetti dell’onlus Veryditas dopo la donazione della famiglia Merloni

L'infettivologo di fama internazionale Marcello Tavio ci ha parlato dell'associazione: «Siamo aperti al contributo di tutti, il volontariato è fondamentale»

Dottor Marcello Tavio, nuovo Presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT)

ANCONA – «Abbiamo un bisogno estremo di persone di buona volontà, che aiutino chi sta male, chi è in difficoltà: il tema della solidarietà sociale sarà sempre più centrale in futuro». Marcello Tavio, infettivologo di fama internazionale, presidente della Società italiana malattie infettive e tropicali e primario della Divisione di Malattie Infettive dell’ospedale regionale di Torrette, esprime in questi termini l’apporto fondamentale reso dal mondo del volontariato in ambito sanitario, nel dare sollievo alle persone malate.

Un punto cruciale che rappresenta il cuore pulsante di Veryditas Onlus, l’associazione di volontariato, senza fini di lucro, laica e apolitica, operante nel settore scientifico e culturale, che vede tra i suoi fondatori proprio l’infettivologo Marcello Tavio, insieme al primario del Dipartimento di Emergenza di Torrette, Aldo Salvi.

La Onlus nata da poco più di un mese, il 14 marzo, è finita sotto i riflettori mediatici per la cospicua donazione di un milione di euro, elargita da Francesco Merloni, l’imprenditore marchigiano guarito dal covid grazie alle cure ricevute all’ospedale di Torrette. Risorse che sosterranno la ricerca ospedaliera e l’attività scientifica, partendo dalla cornice dell’ospedale di Torrette, di cui Veryditas rappresenta una «costola» come spiega Tavio, per allargarsi a macchia d’olio, a beneficio di tutto il territorio regionale.

«Progetti concreti», sottolinea l’infettivologo, il cui focus sarà quello di condurre al miglioramento della cura e della presa in carico delle persone malate. E in tal senso, fa notare Tavio, il volontariato veicola un messaggio fondamentale nei confronti di diversi soggetti: i malati, chi lavora in sanità, e i decisori politici che tanto possono contribuire per rendere più semplice la vita a chi decide di impegnarsi e di «stare vicino agli altri per motivi non professionali».

L’associazione ad oggi conta 9 soci fondatori: oltre ai due primari (Tavio e Salvi) ci sono persone della società civile, avvocati e studenti. «Abbiamo voluto rappresentare diverse fasce d’età e figure professionali – afferma l’infettivologo – dando ampio spazio alle donne» che in Veryditas rappresentano la maggioranza dei soci (6 su 9). Ma la struttura non è chiusa, come evidenzia il primario, che sottolinea «siamo aperti al contributo di tutti, presto avremo un nostro sito Internet nel quale le persone potranno prendere visione di chi siamo e cosa facciamo, e potranno chiedere di iscriversi».

Tra le prime azioni che la Onlus metterà in campo, ci sarà quella di potenziare le attrezzature per l’assistenza e la ricerca nei reparti maggiormente in prima linea durante la pandemia, quello di Malattie Infettive e Medicina d’Urgenza, tramite l’acquisto di macchinari e attrezzature, in fase di individuazione, le quali saranno donate all’ospedale regionale, grazie al fondo ad hoc istituito dalla famiglia Merloni.

Ma la finalità del progetto non intende toccare esclusivamente l’ambito dell’emergenza sanitaria legata al covid, perché come fa notare Tavio ci sarà anche un dopo: «La pandemia prima o poi finirà e saranno necessarie attrezzature per migliorare la cura e l’assistenza anche per i pazienti che arriveranno dopo».

Cinque i campi di interesse portati avanti dall’associazione, tutti di ampio respiro. Fra questi il rapporto tra la persona e la malattia, la salute globale, perché come puntualizza «pensiamo che la salute del singolo vada vista all’interno del contesto più ampio della salute della comunità», che a sua volta va inserita nella cornice della salute del Pianeta e dell’ambiente.

Poi il filone della telemedicina, dell’intelligenza artificiale, la condivisione dei dati nel rispetto della privacy, e infine la comunicazione all’interno della comunità scientifica e con la popolazione. Un tema, anche quest’ultimo, di grande attualità, esploso proprio in seguito alla pandemia di covid-19.

«All’inizio c’è stata una infodemia – spiega -, una epidemia di informazioni: quando è arrivata l’epidemia vera si è sovrapposta ad una epidemia di informazioni inesatte, fuorvianti, contrastanti. Tutto questo non dovrebbe succedere in una situazione di emergenza, dovremmo sapere sempre tutti quale è il nemico e che cosa bisogna fare per contrastarlo».

Insomma un’associazione «ambiziosa», come fa notare Tavio che «vorrebbe dire la sua su questi grandi temi e ha incontrato il gesto di straordinaria generosità di questa famiglia marchigiana. Il bello della scienza – prosegue – è che quando si trova qualcosa di buono per qualcuno, poi diventa buono per tutti, perché la scienza permette di condividere i benefici della ricerca».

«Mi spetto che l’associazione riesca a sensibilizzare la comunità su queste tematiche – conclude – e che sia in grado di tradurre le intenzioni in fatti concreti, elevando il livello professionale degli operatori sanitari, a beneficio alle persone malate».

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