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Ancona, ultimo giorno di pesca per vongolare e pescherecci. «Bilancio negativo, tra caro gasolio e scarsa richiesta»

Scatta il fermo pesca per strascico e vongolare. Le imprese della pesca sono preoccupate per il loro futuro alle prese con maggiori costi e minori entrate. Ecco cosa sta succedendo

ANCONA – Ultimo giorno di pesca per i vongolari anconetani e per le marinerie da Civitanova Marche in su. Da oggi – 27 luglio – scatta il fermo per la pesca alle vongole (fino al 18 settembre), mentre dal 29 luglio al 9 settembre si fermano i pescherecci per rispettare il fermo biologico. Una stagione di pesca che per i due comparti si chiude in maniera negativa.

«Se continua così siamo in un mare di guai – dice Francesco Caldaroni presidente delle Marinerie italiane ,- è difficile tenere in piedi una attività. In mare c’è abbondanza di pesce, ma la richiesta è poca e il prezzo è crollato nonostante solitamente d’estate con il turismo dovrebbe esserci una maggiore domanda di pescato fresco».

Francesco Caldaroni

Insomma, «bilancio negativo» per le imprese della pesca alle prese con il prezzo del gasolio, che seppure sia sceso tornando su valori più normali, è comunque ancora più alto del solito. Poi c’è il tema del prezzo del pesce all’ingrosso che ha subito un crollo importante, mentre i costi per la manutenzione dei porcherecci «sono raddoppiati» dice Caldaroni.

Il gasolio dopo aver toccato 1,30 euro al litro, ora si attesta attorno a 0.75 euro contro 0,50 euro al litro che si pagava prima dei rincari di carburante. Una voce che incide vistosamente, traducendosi in un maggior esborso per le imprese della pesca pari a «4mila euro in più al mese»

Guardando al mercato ittico, il prezzo dei merluzzi è crollato da 10 euro al chilo a 4,5 euro al chilo circa, per gli armatori significa «guadagnare tra i 9 e i 10 mila euro in meno al mese. In questa situazione per le imprese della pesca, la maggior parte di piccole dimensioni, significa andare in sofferenza, perché a fronte di maggiori costi, il guadagno si è ridotto» conclude Caldaroni.

Domenico Lepretti
Domenico Lepretti

«Crisi nera» anche per i vongolari anconetani che tracciano «un bilancio negativo» di questi due mesi di pesca dopo che la ripresa a seguito dello stop per consentire le analisi delle acque in seguito all’alluvione che aveva colpito Marche ed Emilia-Romagna. «Il commercio della vongola lupino non tira» dice il presidente dei vongolari anconetani, Domenico Lepretti «ci sono troppe barche in mare e su 40 chili che possiamo prenderne ogni 4 giorni, ne prendiamo solo 30-35 chili e non perché mancano le vongole, ma perché c’è poca richiesta».

L’80% delle vongole pescate in Adriatico finisce in Spagna dove c’è un maggior consumo e meno prodotto locale. Una volta portate a terra le vongole finiscono alla Co.pe.mo, dove vengono sciacquate, depurate quando necessario, suddivise sulla base del peso e poi messe nei sacchetti da 1 a 5 chili per poi andare alla vendita. La speranza delle marinerie e dei vongolari è che la stagione da settembre sia più fruttuosa.

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