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Tumori, nelle Marche 14mila casi l’anno. Da Ancona ricerca nazionale su impatto burocrazia in visite e liste d’attesa

I più frequenti sono il cancro al seno, alla pelle, alla prostata, al colon e al polmone. L'età media dei malati è di 69 anni. Presentata in Senato la ricerca coordinata dalla Clinica Oncologica dell'Azienda ospedaliero universitaria delle Marche

Ospedale di Torrette

ANCONA – Sono circa 14mila all’anno i nuovi casi di tumore nelle Marche. I più frequenti sono il cancro al seno, alla pelle, alla prostata, al colon e al polmone. L’età media dei malati è di 69 anni. Alla vigilia della Giornata Mondiale contro il Cancro, in Senato a Roma è stata presentata una ricerca, coordinata dalla Clinica Oncologica dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, guidata dalla professoressa Rossana Berardi, condotta in 35 centri ospedalieri italiani tra i più rappresentativi, sull’impatto della burocrazia sulle visite e sulle liste di attesa.

La ricerca partita da Ancona è stata presentata ieri dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) di cui la professoressa Berardi è consigliere nazionale, nell’ambito del convegno nazionale “Close the Care Gap” alla presenza del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Silvio Brusaferro.

Dai risultati dello studio, eseguito su 1.469 pazienti visitati, è emerso che la più della metà del tempo di ogni visita oncologica viene impiegato in adempimenti burocratici, con un impatto sulle liste di attesa, che ovviamente si allungano: se una visita della persona richiede 11 minuti, altri 16 ne vengono impiegati tra prenotazione di nuovi appuntamenti, visite ed esami, compilazione di moduli, prescrizioni ed invio di mail.

La professoressa Rossana Berardi mentre presenta la ricerca in Senato

Dati, spiega la professoressa Berardi, membro del Direttivo Nazionale AIOM, «che probabilmente è addirittura sottostimato, perché molti centri dedicano giorni fissi a queste attività». Ad accentuare le difficoltà con il rischio di compromettere la qualità delle cure e di allungare ancora di più le liste di attesa c’è anche il problema della carenza dei medici e in particolare dei clinici che «è diventata una vera emergenza, causata da molti fattori: la pandemia, il numero chiuso delle Facoltà di Medicina mantenuto per troppi anni, l’alto numero di pensionamenti e il blocco del turnover».

Le Regioni – osserva Berardi – potrebbero affrontare questa situazione e liberare i clinici dalle attività burocratiche. Come AIOM proponiamo un modello di affiancamento di nuovo personale agli oncologi. Figure amministrative e paramediche, biologi o data manager in grado di svolgere le attività burocratiche durante le visite, per accorciarne la durata e aumentarne il numero. Meno tempo dedicato a compilare moduli significa più ore a disposizione per le visite dei pazienti. Si tratta di una soluzione concreta, con effetti immediati e misurabili sull’emergenza, che comporterebbe una valorizzazione del lavoro del clinico e una ricaduta positiva su tutto il sistema».  

La prevenzione resta l’arma fondamentale: «In questi anni sono stati fatti passi da gigante – spiega Berardi – e sempre più persone guariscono dal tumore. La sfida oggi è non ammalarsi e per far questo è fondamentale ridurre l’esposizione ai fattori di rischio, specie quelli modificabili come il fumo, l’alcool, la sedentarietà, l’alimentazione, le infezioni sessualmente trasmesse. Altri strumenti di prevenzione importanti sono il vaccino contro il papilloma virus e gli esami di screening (mammografia, PAP test e ricerca del sangue occulto nelle feci). Un occhio speciale va posto ai nostri geni e alla nostra famiglia perché in alcuni casi i tumori riconoscono una base ereditaria».

«Battere il cancro si può – aggiunge l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini – e lo si può fare con la ricerca, la prevenzione e la diagnosi precoce: per questo sono utilissimi gli screening che avevano subito una battuta d’arresto durante il covid ma ora sono ripresi a pieno regime».

Da quest’anno nelle Marche è disponibile anche il test HPV per le donne tra i 30 e i 64 anni. Uno screening molto più sensibile del pap-test, che ricerca il Dna del virus ad alto rischio oncologico. L’esame, da eseguire con cadenza è quinquennale, prevede un prelievo eseguito da una ostetrica con le stesse modalità del pap-test.

Per le donne tra i 25 e i 29 anni resta invece il pap-test con cadenza triennale. Le donne vaccinate con due dosi entro i 15 anni saranno sottoposte ad HPV test a partire dai 30 anni. Le donne di 25 anni non ancora vaccinate vengono invitate a sottoporsi gratuitamente al vaccino anti HPV con la prima chiamata dello screening.
Tra gli altri screening oncologici attivi ci sono anche quello mammografico (con cadenza biennale), rivolto alle donne di 50-69 anni di età; al colon-retto (con cadenza biennale) per uomini e donne tra i 50 e i 69 anni di età, per la ricerca di sangue occulto nelle feci (i kit si ritirano nelle farmacie).

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