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Suicidio assistito, interrogazione Pd: «Asur chiamata ad attuare disposizioni Corte costituzionale, ma giunta regionale fa finta di nulla»

I dem attaccano sul suicidio assistito e richiamano la giunta regionale e l'Asur all'applicazione delle disposizioni della Corte Costituzionale

Maurizio Mangialardi, capogruppo consiliare Pd

ANCONA – Interrogazione del capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi e del consigliere dem Fabrizio Cesetti, sul tema del suicidio assistito, sottoscritta da tutto il gruppo assembleare. I dem evidenziano che il Consiglio regionale ha affrontato nella seduta di martedì scorso il tema del suicidio assistito a seguito di un’interrogazione presentata dai consiglieri del Pd.

«Si tratta di un tema – spiegano i dem – che da tempo tiene banco nelle Marche, dove sono emersi diversi casi di persone che, dopo aver ottenuto dal Comitato etico regionale il riconoscimento dei requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale 242 del 2019 per accedere a questa pratica, hanno visto il loro percorso rallentato e perfino bloccato dall’ostruzionismo burocratico dell’Asur Marche».

Al centro del dibattito il «caso di Antonio (nome di fantasia), il 44enne residente nella provincia di Fermo, tetraplegico da otto a seguito di un grave incidente stradale. Al termine di un percorso andato avanti per mesi, durante il quale Antonio è stato sostenuto dall’Associazione Luca Coscioni, – ricordano – lo scorso 16 giugno il Comitato etico ha inviato all’Asur Marche i pareri che gli consentirebbero di accedere al suicidio medicalmente assistito. Tuttavia, la struttura regionale sanitaria non ha ancora comunicato ufficialmente ad Antonio tale esito, a lui necessario per decidere se e come procedere»..

«Un ritardo inaccettabile – attaccano – che ha spinto Antonio a querelare i vertici del servizio sanitario regionale e il gruppo del Pd a chiedere che il presidente Acquaroli e l’assessore Saltamartini si esprimessero in aula su come la Giunta regionale intende garantire il contenuto della sentenza della Corte costituzionale. Ci chiediamo davvero – spiega Mangialardi – come sia possibile che dopo le vicende di Federico Carboni e Fabio Ridolfi, ancora oggi l’Asur Marche venga lasciata dalla giunta regionale priva di un indirizzo politico che permetta a queste persone di liberarsi delle loro sofferenze come previsto dalla legge. Saltamartini continua a trincerarsi dietro presunte motivazioni burocratiche. In realtà, dovrebbe sapere che il ministro Speranza ha scritto proprio alcuni giorni fa al presidente Acquaroli spiegando chiaramente che le strutture del servizio sanitario nazionale sono chiamate a dare attuazione alle disposizioni della sentenza 242 del 2019 emessa dalla Corte costituzionale e che i costi del suicidio medicalmente assistito non devono assolutamente ricadere sul paziente»..

«Dunque, – prosegue – o Saltamartini continua a fare finta di niente, violando la sentenza e ignorando le indicazioni del governo nazionale, oppure non è stato messo al corrente di questa importante novità dal presidente Acquaroli, il quale, seguendo come al solito pedissequamente la linea imposta da Giorgia Meloni, ha deciso di compiere uno strappo istituzionale rifiutandosi di attenersi alle disposizioni a lui fornite dal ministro Speranza».

«Nelle Marche – osserva Cesetti – si sta creando uno strano clima. Strano e, a dire il vero, piuttosto preoccupante, dove la giunta regionale crede di poter agire liberamente, senza tenere conto di leggi, sentenze della Corte costituzionale e perfino delle indicazioni ufficiali del governo, seguendo esclusivamente solo le proprie convinzioni ideologiche. Acquaroli e Saltamartini non si possono permette di giocare con l’esistenza delle persone, soprattutto di quelle che soffrono e alle quali la legge consente di porre fine alle proprie sofferenze, solo per compiacere i loro leader romani. Chiediamo, anzi, pretendiamo – concludono i dem – che i vertici Asur trasmettano i pareri a Antonio affinché sia rispettata la sua libertà di scelta, come dovrebbe accadere in un paese democratico».

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