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Stanze gratis in hotel per cenare dopo le 18, la provocazione di un albergatore di Monte San Giusto

A promuovere l'iniziativa è Simone Iualé, titolare dell'Hotel La Rosa dei Venti in provincia di Macerata, che contesta le disposizioni previste nel nuovo Dpcm che impone lo stop alle 18 per ristoranti e bar

Simone Iualé titolare dell'Hotel La Rosa dei Venti di Monte San Giusto

MONTE SAN GIUSTO (MC) – Offrire gratis le stanze del suo hotel per consentire alle persone di cenare anche dopo le 18 nel suo ristorante. È l’iniziativa lanciata da un albergatore di Monte San Giusto dopo le disposizioni dell’ultimo Dpcm che impone lo stop per bar e ristoranti alle 18, mentre consente l’attività di ristorazione solo all’interno degli hotel per i clienti. Simone Iualé, questo è il nome dell’albergatore promotore dell’iniziativa, titolare dell’Hotel La Rosa dei Venti, ubicato nel piccolo comune del maceratese, presidente dell’associazione Albergatori di Civitanova Marche.

L’imprenditore non condivide le misure varate del nuovo Decreto e si fa portavoce delle proteste di una intera categoria. Una manifestazione di solidarietà, la sua verso quei colleghi che vedranno ridursi enormemente i profitti delle loro attività, già martoriate durante il lockdown, in seguito al nuovo provvedimento del governo, che è arrivato sulla categoria come una doccia gelata.

Con la voce rotta da un misto di sentimenti che ruotano fra la rabbia e la disperazione di chi cerca di “tenere botta” nonostante tutto, racconta che la sua «provocazione» è nata «dall’assurdità delle misure previste del Dpcm». «Non vedo la differenza tra chi usufruisce della cena perché alloggia un albergo e chi non può farlo perché non può concedersi una cena al ristorante: entrambi vengano dall’esterno, è come se il virus navighi ad orari, ma non è così, è assurdo».

L’imprenditore, nel mondo della ristorazione dal 1993, da quando a 18 anni si mise in proprio aprendo un ristorante pizzeria, e successivamente rilevando un hotel nel 2007, non ci sta ed esprime solidarietà verso i suoi colleghi, spiegando che nelle Marche sono «molte le strutture alberghiere che non hanno un ristorante annesso o che lo hanno esterno» e che quindi dovranno chiuderlo, mentre gli altri dovranno adeguarsi fornendo cibo in vaschetta. «Vorrei capire i clienti degli alberghi che non hanno un ristorante dove andranno a mangiare, probabilmente finiranno ammassati nelle aree di servizio delle autostrade, ma che senso ha?» si domanda.

Intanto l’iniziativa ha già incassato il consenso di tante persone: «Ho ricevuto tanta vicinanza da parte di amici e colleghi, e anche delle prenotazioni. La mia vuole essere una provocazione per manifestare solidarietà e porre attenzione ad una situazione assurda e irresponsabile».  In pratica farà un regolare check-in agli ospiti che vorranno cenare nel suo hotel, poi «se vorranno restare anche a dormire e per la colazione della mattina successiva potranno farlo» il pernotto sarà gratis «sarà una procedura che seguirà tutte le regolari comunicazioni» spiega precisando che effettuerà un regolare check-in e check-out come per gli ospiti paganti.

L’albergatore tiene a precisare che non è a caccia di pubblicità, «voglio dare voce e supporto alle attività colpite: l’associazione albergatori di Civitanova Marche raccoglie 16 iscritti che hanno già pagato conseguenze pesanti per via della chiusura imposta nei mesi di marzo e aprile e che si vedono nuovamente penalizzati.

«Il lockdown ha provocato perdite inestimabili – chiarisce – : il 2020 doveva essere l’anno boom per le Marche, decretate meta imperdibile dalla guida Lonely Planet», ma poi il virus ha rimescolato le carte. «Nella mia struttura sono stati cancellati 48 gruppi turistici – prosegue – , di questi solo alcuni ne abbiamo recuperati, ma gli ultimi annullamenti sono arrivati questa mattina. L’unica cosa che ci resta è il commerciale che però è in sofferenza già da anni e così non riusciamo a mandare avanti le nostre strutture».

I cartelli affissi nell’hotel La Rosa dei Venti con le regole anti contagio

Iualé spiega che gli incentivi promessi dal governo non bastano a recuperare le perdite: «Noi vogliamo lavorare, la potenza di fuoco promessa non l’abbiamo vista, se non briciole: ricevere 10mila euro in tutto il periodo di chiusura, quando abbiamo subito una perdita di 550mila euro per la cancellazione dei 48 gruppi turistici non ripaga, oltretutto di quei 10mila al euro al netto delle spese ne rimarranno ben pochi. Ci hanno fatto mettere in regola con tutti i protocolli» relativi alle misure anti contagio, «facendoci spendere soldi, e ora per molti arrivano le chiusure: oltre al danno la beffa. Siamo nello sfinimento più totale, abbiamo una grande rabbia dentro, lasciateci almeno lavorare in pace, dopo le perdite subite». 

L’albergatore evidenzia il clima di terrore che regna e che impatta fortemente sull’economia: «Nel ristorante dove abbiamo 140 posti, ridotti a 50, sabato abbiamo fatto solo 6 coperti e ieri 3, mentre ora il ristorante potrà servire solo chi alloggia in hotel». «Siamo al limite, basta terrorismo mediatico, il virus non sparirà dall’oggi al domani, dovremo conviverci» conclude, annunciando che questa non è l’ultima provocazione, ma ne seguiranno altre.

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