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Scuole chiuse, Comitato Priorità alla scuola sul piede di guerra: sit-in davanti alla Regione Marche

Il Comitato che raggruppa studenti, docenti e genitori, dalle 11 alle 13 protesta davanti a Palazzo Raffaello contro la decisione della Giunta di lasciare le superiori chiuse fino al 31 gennaio

Striscione affisso dal Comitato Priorità alla Scuola (immagine di repertorio)

ANCONA – Riaprire le scuole. È quanto chiede con forza il Comitato Priorità alla Scuola che è sul piede di guerra. Il gruppo ha organizzato per oggi 5 gennaio un sit-in davanti a Palazzo Raffaello per protestare dopo l’annuncio della Regione Marche di non riaprire le scuole il 7 gennaio. La manifestazione di protesta che coinvolgerà studenti, genitori e docenti che fanno parte del comitato, da tempo in prima linea nella difesa della didattica in presenza, si svolgerà dalle 11 alle 13 del 5 gennaio davanti a Palazzo Raffaello ad Ancona.

Un sit-in statico, fanno sapere i promotori, nel rispetto del distanziamento interpersonale imposto quale misura a contrasto della pandemia di covid-19. L’iniziativa di protesta si terrà nella giornata in cui il Paese è in zona rossa. «Purtroppo non possiamo attendere i 3 giorni canonici per indire il sit-in – spiega il professor Valerio Cuccaroni, docente al Liceo Scientifico Galilei di Ancona e membro del Comitato regionale Priorità alla Scuola -, perché l’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sull’apertura delle scuole superiori il 7 gennaio, che la Giunta della Regione Marche vorrebbe posticipare, stando alle dichiarazioni di oggi (4 gennaio, ndr)».

Il Comitato, nonostante ripetute richieste di essere ricevuto dalla Giunta per affrontare la questione scuola, lamenta di non essere stato convocato al tavolo che si è svolto nel primo pomeriggio di ieri, tra l’assessore all’Istruzione Giorgia Latini, l’assessore ai Trasporti Guido Castelli e il mondo delle associazioni scolastiche, un vertice nel quale è emersa la volontà di stoppare il ritorno sui banchi di scuola fino al 31 gennaio per il cambio degli indici Rt annunciato dal Governo e per l’Rt delle Marche in salita.

Ma il Comitato non ci sta e si oppone a questa linea chiedendo, come attuato in altre città, come ad esempio a Milano, di «posticipare l’orario di apertura dei negozi per impedire il congestionamento dei mezzi di trasporto pubblico» e consentire la riapertura delle scuole superiori, come spiega Cuccaroni: «Si poteva fare anche nelle Marche, sono mesi che chiediamo che si intervenga sui trasporti e che si riorganizzino le città per consentire la riapertura delle scuole. Numerosi docenti e dirigenti scolastici sono intervenuti su questo tema, ma non è stato fatto nulla».

«Non si può attribuire questa decisione al cambio dei criteri per la classificazione delle regioni – prosegue -, i danni psicologici, emotivi, didattici, conoscitivi e cognitivi di questi studenti, costretti a restare dietro uno schermo del computer, non vengono messi sul piatto della bilancia». Una situazione, quella degli studenti delle superiori, che Cuccaroni delinea in maniera preoccupante: «I ragazzi sono preoccupati, disorientati e scossi – spiega -, alcuni assumono psicofarmaci in preda all’ansia, per fortuna sono pochi, ma la didattica a distanza a tamburo battente li tiene per ore e ore davanti allo schermo del computer per seguire le video lezioni», tempi lunghi che sforano anche oltre le 20 ore consentite, se si considerano il tempo necessario per i compiti e i ripassi.

«Ora basta – sbotta il docente -, si è passato l’argine, la misura è colma. È necessario che i ritmi delle città si adeguino alla pandemia» per consentire ai ragazzi il  ritorno sui banchi. Secondo Cuccaroni la strategia adottata finora è stata quella di «far perdere il meno possibile ai negozianti e produttori, intervenendo in maniera scomposta: prima chiudono tutto, poi riaprono tutto», ma gli assembramenti secondo il membro del Comitato non sono creati dai «furbetti» che non rispettano le regole, bensì dalle «ordinanze senza senso, che tengono chiusi i bar nelle città, ma li lasciano aperti nei porti. È una politica schizofrenica che fa impazzire la persone».

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