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Infortuni sul lavoro, nelle Marche solo 50 ispettori per la prevenzione. Longhin (Cgil Marche): «Cultura della sicurezza nelle scuole»

Il sindacato interviene sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro denunciando la presenza di 50 ispettori per la prevenzione a fronte di 2.700 aziende e 9.700 lavoratori

ANCONA – «Nelle Marche solo 50 ispettori per la prevenzione, uno per 2.700 aziende e 9.700 lavoratori». A fornire il dato è la Cgil Marche, dopo la morte dell’imprenditore Andrea Monti, avvenuta alcuni giorni fa a seguito della caduta dal tetto della sua azienda in via Fioretti ad Ancona.

Il sindacato fornisce anche un report aggiornato sugli infortuni che si sono verificati nei primi sette mesi del 2023 (gennaio-luglio) i quali risultano in calo del 18% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, un calo «determinato dagli infortuni da covid» secondo Cgil che osserva come «da oltre 10 anni, la situazione purtroppo non è cambiata e ha oscillato sempre tra i 20mila infortuni e 18mila l’anno» nella regione, eccetto gli anni della pandemia. Se gli infortuni registrano una flessione, parallelamente risultano invece in crescita le malattie professionali che segnano un +18% nelle Marche tra gennaio e luglio 2023 rispetto al 2022.

Il sindacato rileva che dall’entrata in vigore del Testo Unico sulla sicurezza (2008) ad oggi ci sono stati 18.000 infortuni mortali in Italia, come se nelle Marche scomparisse la città di Tolentino. Solo nella regione, gli infortuni mortali negli ultimi 10 anni sono stati 376, «una strage che non si riesce neanche a commentare».

La segretaria regionale della Cgil Marche, Loredana Longhin rimarca che «serve un cambiamento culturale che porti a considerare gli investimenti in sicurezza non come un aggravio sui bilanci delle aziende, ma come investimenti indispensabili». Un cambiamento che per poter essere attuato deve coinvolgere i giovani fin dalla scuola: «Bisogna portare la cultura della sicurezza nelle scuole – spiega – i dati ci mostrano che statisticamente sono i più giovani a subire con maggior frequenza infortuni, per questo bisogna insistere sulla prevenzione e sull’importanza di adottare i dispositivi di sicurezza».

In testa, tra le cause alla base degli infortuni, Longhin pone la precarietà: Nelle Marche, solo un lavoratore su due ha un lavoro stabile, a tempo indeterminato, osserva, ciò significa che la sicurezza è in secondo piano rispetto alla necessità di conservazione dell’impiego. «Il Governo non fa nulla per arginare questa situazione – si legge nella nota stampa del sindacato -. La Regione Marche fa ancora meno: dopo quasi tre anni di insediamento e tante promesse di rafforzamento dell’attività di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, ad oggi il sistema versa in una condizione di grande difficoltà ed è inadeguato in termini di risorse umane ed economiche. Tuttavia, dai dati elaborati dall’Ires Cgil Marche, si evidenzia che la spesa sanitaria sulla sicurezza che dovrebbe essere pari al 5%, nella nostra regione si attesta solo al 3,92%».

Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche, dichiara: «Siamo stanchi delle ipocrisie sulla pelle dei lavoratori; senza un reale rafforzamento dei servizi Spsal, la politica regionale si rende responsabile del massacro che, nelle Marche, continua inesorabilmente ad avvenire. È arrivato il momento di destinare risorse per la sicurezza, senza questo restano solo le parole di circostanza. È necessaria una netta inversione di tendenza a partire dalla legge di bilancio regionale e quindi chiediamo alla giunta Acquaroli di passare dalle parole ai fatti».

Sulla questione della carenza di tecnici della prevenzione, sono 50 quelli nelle Marche, evidenzia il sindacato, a fronte di un sistema industriale manifatturiero ancora molto forte e diffuso e un’area del cratere del sisma che rappresenta oggi uno dei più grandi cantieri d’Europa. «Ogni tecnico – si legge nella nota – della prevenzione dovrebbe ispezionare oltre 2.700 aziende l’anno e sorvegliare 9700 lavoratori, è evidente che in questa condizione non è possibile garantire nemmeno i controlli su segnalazione, figuriamoci un’attività mirata e efficace di prevenzione. Spesso, l’unica cosa che è possibile fare è andare a fare sopralluoghi dopo che gli incidenti sono avvenuti».

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