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Settimana europea della mobilità, Legambiente Marche: «La sostenibilità è salute e riduce anche l’incidentalità»

L'appuntamento annuale indetto dalla Commissione Europea per promuovere la mobilità urbana sostenibile, invita alla riflessione sull'importanza di una mobilità sostenibile. Il punto con Marco Ciarulli di Legambiente

Le bici del bike sharing a Fano
Le bici del bike sharing a Fano

ANCONA – Si chiude oggi (22 settembre) la Settimana europea della mobilità. Si tratta di un appuntamento annuale indetto dalla Commissione Europea per promuovere la mobilità urbana sostenibile. «Il sistema di mobilità, soprattutto nella nostra regione, va rivisto e potenziato – dice Marco Ciarulli, presidente Legambiente Marche – bisogna lavorare per rendere sostenibile la mobilità dei trasporti pubblici anche per fini turistici».

Certo, l’orografia del territorio, costellato di colline, non aiuta a diffondere l’utilizzo di bici per contrastare la ‘dipendenza’ dalle auto, ma secondo Legambiente occorre lavorare in questa direzione, specie in considerazione del fatto che «l’Italia è la Nazione europea con il parco auto più grande, escludendo il Lussemburgo, nel nostro Paese ci sono quasi 70 auto per 100 abitanti, un numero molto elevato se si considera che tra gli abitanti ci sono i bambini che non guidano e gli anziani che non hanno più la patente».

La strada, per Marco Ciarulli, passa per la ‘cura’ del ferro, come la chiama, ovvero attraverso il potenziamento del trasporto ferroviario: «Da anni si parla del raddoppio della Orte – Falconara, un’opera che aiuterebbe a diminuire la dipendenza dalle auto – spiega – ma ancora la partita non si chiude». Non sempre però sostenibilità fa rima con sicurezza e la cronaca degli ultimi giorni ce lo ricorda tristemente: è di pochi giorni fa il tragico investimento di un bambino di 11 anni a Marzocca, morto mentre era in sella alla sua bici.

«Sono le aree urbane e quindi le città, quelle in cui statisticamente avviene il maggior numero di incidenti mortali – ricorda – la sicurezza si costruisce dentro le città, mettendo in sicurezza chi usa mezzi alternativi, come la bici o il monopattino. Questi mezzi, bici e monopattini, di per sé non sono pericolosi, lo diventano perché non ci sono infrastrutture adeguate a farli circolare in sicurezza».

Ciarulli evidenzia che in molte città non ci sono piste ciclabili, mentre quando ci sono non sono collegate fra loro. «Per garantire sicurezza – spiega – non si può solo punire chi commette reati, bisogna lavorare sulla prevenzione, ad esempio puntare sulle ‘zone 30’ nelle aree urbane, ovvero su un limite di velocità massima di 30km/h: è dimostrato che avere un incidente in auto a 50km/h è come cadere dal secondo o terzo piano di un edificio, mentre a 30km/h è come cadere dal primo piano. Si comprende bene come le conseguenze possano essere ben diverse. Anche la sicurezza del pedone e del ciclista è legata alla velocità».

Pedalare, camminare, servirsi di mezzi pubblici, combatte l’inquinamento e promuove la salute «riducendo anche l’incidentalità, perché meno auto si traduce anche in minor rischio di incidenti». Non solo, la mobilità sostenibile aiuterebbe anche il turismo, secondo Legambiente che risfodera una proposta avanzata a livello nazionale, cioè quella di realizzare la ciclovia dell’Appennino, un percorso di 3.100km lungo 14 regioni, Marche incluse, in strade secondarie e provinciali dell’entroterra a bassa densità di viabilità.

«Questo permetterebbe anche a chi ha poco fiato e pochi muscoli – conclude – di scoprire le Marche in maniera dolce, grazie all’e-bike, ma bisogna creare servizi, l’infrastruttura c’è già, servono punti di ristoro lungo il percorso, punti di riparazione delle bici e di ricarica».

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