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Salva il 15enne salito sul tetto del Salesi, poi l’appello: «Danni incredibili a causa del lockdown, ed è solo l’antipasto». Parola a Severini

Il neuropsichiatra intervenuto in soccorso del ragazzino salito sul tetto dell'ospedale di Ancona, racconta che il disagio giovanile è in crescita: +30% di disturbi alimentari, aumento delle depressioni e di gesti autolesionistici

Ospedale Salesi di Ancona

ANCONA – «Gli adolescenti sono il nostro futuro e devono essere più tutelati. Se presi in tempo possono guarire, e si può evitare loro una deriva psichiatrica». È l’appello rivolto dal neuropsichiatra infantile Michele Severini, direttore del Centro Regionale per i Disturbi del Comportamento Alimentare di Ancona, intervenuto per convincere un ragazzino 15enne a scendere dal tetto del Salesi, dove si era arrampicato passando per la scala antincendio.

L’episodio si è verificato intorno alle 9 di mattina dell’11 maggio. L’adolescente, residente nell’hinterland dell’Anconetano, si era messo a cavalcioni sul tetto, al sesto piano del nosocomio, con le gambe a penzoloni, quando è stato notato da un gruppo di sanitari che si trovavano in quel momento nel cortile esterno dell’ospedaletto.

Il servizio di vigilanza del Salesi, dopo aver allertato il 118, ha attivato immediatamente i sanitari della Neuropsichiatria Infantile, pensando che il minore fosse ricoverato nel reparto, ma invece nei momenti successivi è emerso che il ragazzino non era un degente del nosocomio, e che si trovava nel capoluogo perché proprio ad Ancona frequenta un istituto scolastico.

Il neuropsichiatra Severini, insieme all’ortopedico Mario Marinelli, tra i sanitari che hanno notato il 15enne sul tetto, si sono diretti al sesto piano. Il neuropsichiatra ha iniziato un dialogo con il ragazzo per convincerlo a scendere ed evitare che potesse compiere un gesto che gli sarebbe potuto essere fatale in caso di caduta. Un intervento, quello del dottor Severini, risultato decisivo, perché il ragazzino, dopo essere rimasto 20 minuti a cavalcioni sul tetto, alla fine si è convinto a scendere.

L’adolescente è stato condotto al Pronto Soccorso dell’ospedaletto, dal quale è stato poi successivamente trasferito in Neuropsichiatria dove si trova attualmente ricoverato per gli accertamenti e le terapie del caso. Anche la famiglia è stata allertata.

«Il fatto che il ragazzino sia venuto proprio in ospedale, è come se avesse voluto lanciare una ultima richiesta di aiuto» fa notare il dottor Severini. «Gli adolescenti cercano sempre un punto di riferimento, e quando il ragazzino ha capito che c’era qualcuno che voleva occuparsi di lui e farsi carico del suo dolore» si è convinto a scendere.

In passato il ragazzo era già stato ricoverato nel reparto del Salesi, e proprio qui ha deciso di tornare probabilmente in cerca di «una relazione da parte di chi aveva già conosciuto». Un episodio che colpisce per la giovane età del ragazzo, ma che rappresenta la punta di un iceberg che sta lentamente emergendo in tutta la sua gravità come evidenzia il neuropsichiatra.

«Questo è un caso eclatante, ma di adolescenti problematici ne vediamo veramente molti nell’ultimo periodo» fa notare lo psichiatra. Pazienti giovanissimi che giungono all’attenzione dei sanitari per gesti autolesionistici, gesti impulsivi, abuso di sostanze stupefacenti ed alcool, oltre che con disturbi della condotta alimentare.

«Il lockdown ha prodotto dei danni incredibili sugli adolescenti – spiega Severini – e questi sono i risultati: il disagio nei ragazzini è esploso». Lo specialista sottolinea che si tratta delle prime avvisaglie di un fenomeno destinato a crescere ulteriormente: «Siamo solo all’antipasto» afferma, sottolineando che solo i casi di ragazzini che arrivano al Salesi con disturbi alimentari, dal settembre scorso, hanno registrato una crescita del 30% e «tutti in comorbilità psichiatrica».

«Da settembre il fenomeno è cresciuto moltissimo, con dei quadri molto più complicati rispetto al passato – prosegue -: abbiamo eseguito ricoveri salvavita e siamo intervenuti per trattare ragazzine che non mangiano, che si graffiano, che si tagliano, gesti autolesivi che rappresentano un po’ quello che purtroppo dobbiamo prevedibilmente attenderci anche nel futuro».

Secondo il neuropsichiatra, nella fase di riapertura il rischio è quello di vedere «molti casi di abuso di sostanze e depressioni». A pagare il prezzo più alto della pandemia sono stati gli anziani e gli adolescenti «costretti a rimanere chiusi in casa»: dai 13 ai 18-19 anni le fasce d’età più a rischio di sviluppare disagi psichiatrici a causa del taglio alla socializzazione e al drastico cambio di abitudini.

«Dobbiamo attrezzarci per dare risposte immediate e cambiare le traiettorie diagnostiche e di vita di questi ragazzi», evidenzia. Fondamentale cogliere i segnali in tempo: fra i campanelli d’allarme che devono spingere ad un intervento immediato, ci sono l’isolamento, gli scoppi di collera e i gesti di autolesionismo come tagli e graffi, mentre sul fonte dei disturbi anoressici c’è la diminuzione continua dell’alimentazione.

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